Passione

Aforismi

Morte

A che di libri può crescer lo stuolo?! Purché insegnasse a vivere e morire, soverchierebbe al mondo un libro solo.
A guardare i fastidi che si incontrano da vivi, sembra improbabile che debbano finire solo perché si è morti.
A molti morire fa solo bene.
A tempo debito, l'amore e la morte colpiranno; solo che non abbiamo la benché minima idea di quando tale ora scoccherà. In qualsiasi momento giunga, ti coglierà impreparato.
A tutto si rimedia fuorché all'osso del collo scavezzato, e la morte non la si scappa quando l'ora è arrivata.
A volte penso che sarebbe meglio evitare la vecchiaia e morire giovane. Ma vorrebbe dire non completare la propria vita, non riuscire a conoscersi completamente.
A volte per i morti si fanno cose che non si sarebbero fatte per i vivi.
Abele fu il primo a scoprire che le vittime morte non protestano.
Accetta la tua morte con una certa serietà, comunque. Chi ride andando a farsi giustiziare non è ben compreso, in genere, dalle meno progredite forme di vita, e ti daranno del pazzo.
Ad un certo punto della vita non è la speranza l'ultima a morire, ma il morire è l'ultima speranza.
Ad un uomo buono non è possibile che avvenga nessun male, né in vita né in morte.
Ai morti la ricchezza nulla giova.
Ai vecchi insegnerei che la morte non arriva con la vecchiaia, ma con la dimenticanza.
Ai vivi si devono dei riguardi, ai morti si deve soltanto la verità.
Al destino di morte non scampa nessuno che nasce.
Al momento della morte spero di essere sorpreso.
Al momento di morire, il più bel regalo d'addio è la pace dello spirito.
Alcuni, durante la loro vita, s'accumulano di che vivere, senza riflettere che a tutti noi la bevanda della nascita fu versata mortale.
All'infuori di questa unica fatalità della morte, tutto gioia o fortuna è libertà, e rimane un mondo, di cui l'uomo è il solo padrone.
Alla fine tutte le cose non devono forse essere inghiottite dalla morte?
Alla morte pensaci, per non temerla mai.
Alla nascita l'uomo è molle e debole, alla morte è duro e forte. Tutte le creature, l'erbe e le piante quando vivono son molli e tenere quando muoiono son aride e secche. Durezza e forza sono compagne della morte, mollezza e debolezza sono compagne della vita. Per questo chi si fa forte con le armi non vince, L'albero che è forte viene abbattuto. Quel che è forte e robusto sta in basso, quel che è molle e debole sta in alto.
Alla porta della vita, ai cancelli del respiro, ci sono cose peggiori della morte che attendono gli uomini.
Alla schiavitù più pulita è preferibile la morte più sozza.
Anche a Lazzaro, alla fine, è toccato di morire.
Anche chi ama prima o poi dovrà morire. Però intanto è vivo.
Anche del genio, pur troppo si disse, come del pazzo, che nasce e muore solitario, freddo, insensibile agli affetti di famiglia e ai convegni sociali.
Anche il bello deve morire.
Anche il pensiero della morte fa meno paura alla luce del sole.
Anche l'uomo più sano e più sereno può risolversi per il suicidio, quando l'enormità dei dolori e della sventura che si avanza inevitabile sopraffà il terrore della morte.
Anche la morte non deve essere temuta da colui che ha vissuto saggiamente.
Anche la paura della morte è niente al confronto della paura di non aver vissuto autenticamente e pienamente.
Anche la vita, se manca il coraggio di morire, è una schiavitù.
Anche un cataclisma di tutti i sistemi solari e stellari ti può uccidere solo una volta.
Ascoltami: verso la morte sei spinto dal momento della nascita. Su questo e su pensieri del genere dobbiamo meditare, se vogliamo attendere serenamente quell’ultima ora che ci spaventa e ci rende inquiete tutte le altre.
Bada ad uno finché è vivo, quando è morto, riposi in pace!
Beato chi muore nel proprio letto.
Bene visse colui che poté morire come volle.
Bisogna avere almeno una certezza: quella di rimanere padrone della propria morte e di essere in grado di scegliere l'ora e i mezzi.
Bisogna conquistare la vita, e non servire ai morti.
Bisogna ricordarci sempre che vita conduce inevitabilmente alla morte e che essere vivi significa rischiare di morire.
Bisogna veramente che l'uomo muoia perché altri possa appurare, ed ei stesso, il di lui giusto valore.
Bisogna vivere con il tempo e con lui morire.
Bisognerebbe passarsela insieme, la morte. Ma a ognuno è venuto più comodo lo stare da solo. Non si deve niente a nessuno. E così la separazione più grande si finisce per farla senza aver salutato.
C'è chi muore oscuro perché non ha avuto un diverso teatro.
C'è gente che se ne va così com’è vissuta: senza che qualcuno se ne sia accorto.
C'è gente disposta a morire pur di far morire i suoi nemici.
C'è il sacro terrore della morte, ma la morte è un fatto naturale, credo che la morte sia un'amica dell'uomo, perché mette fine a quel grande dolore che è la vita.
C'è tantissimo di buono nella morte dal momento che non è un male.
C'è un modo solo di rifiutare il domani, è morire.
C'è un ordine che produce bellezza e vita, e un disordine da cui provengono deformità e morte.
C'è una cosa altrettanto inevitabile quanto la morte, ed è la vita.
C'è una fine per tutto e non è detto che sia sempre la morte.
C'è una vita prima della morte?
Cambiare o morire. Quando il ritmo del cambiamento è inferiore a quello che si manifesta all'esterno, la fine è vicina.
Cercate, meditando frequentemente sulla morte, di portarvi al punto per cui essa non vi sembri più una terribile nemica, ma un'amica la quale libera da questa sciagurata esistenza l'anima che langue nei conati della virtù per introdurla nel luogo della ricompensa e del riposo.
Cerchiamo d'entrare nella morte a occhi aperti.
Cerchiamo di vivere in modo tale che quando moriremo perfino il becchino sia triste.
Che c'è di tanto ridicolo quanto cercare la morte, se proprio per paura della morte ti sei reso la vita impossibile?
Che cos'è che ci fa così spavento della morte? Quello che ci fa paura, che ci congela davanti a quel momento è l'idea che scomparirà in quell'attimo tutto quello a cui noi siamo tanto attaccati. Prima di tutto il corpo. Del corpo ne abbiamo fatto un'ossessione.
Che cosa non mi piace della morte? Forse l'ora.
Che cosa può sgomentarmi se la morte non mi sgomenta?
Che cosa servono a quel tizio ottant'anni trascorsi nell'inerzia? Costui non è vissuto, ma si è attardato nella vita, e non è morto tardi, ma lentamente.
Che cosa è la morte per me? Un grado di più nella calma, e forse due nel silenzio.
Che dobbiamo morire, lo sappiamo; non è che l’ora ed i residui giorni che gli uomini si curano di sapere.
Che peccato che non si possa morire che una sola volta per servire il nostro paese.
Chi ama veramente la vita non può odiare la morte.
Chi dopo la morte vuole andare in paradiso è chi in vita vuole avere il potere, e chi in vita ha il potere è chi consola le sue vittime con la prospettiva del Regno dei Cieli dopo la morte.
Chi ha imparato a morire ha disimparato ad essere uno schiavo.
Chi ha paura di sognare è destinato a morire.
Chi insegnerà all'uomo a morire, gli insegnerà a vivere.
Chi muore nella miseria muore sempre troppo tardi.
Chi muore paga tutti i debiti.
Chi muore ricco muore disgraziato.
Chi muore sereno come è nato ha conquistato la saggezza.
Chi non sa viver solo morirà in compagnia.
Chi non vuole morire non vuole vivere.
Chi non è impegnato a nascere è impegnato a morire.
Chi numera gli anni fa conto con la morte.
Chi pensa è immortale, chi non pensa muore.
Chi prende la spada, morirà di spada. Ma chi l'abbandona morirà sulla croce.
Chi sa morire, non ha più padrone.
Chi sarebbe così insensato da morire senza aver fatto almeno il giro della propria prigione?
Chi si accorcia di vent'anni la vita, accorcia di altrettanto la paura della morte.
Chi teme la morte è già morto.
Chi toglie vent’anni alla sua vita, altrettanti ne toglie alla paura sua della morte.
Chi vive in esilio senza casa è come un morto senza tomba.
Chi vive nella libertà ha un buon motivo per vivere, combattere e morire.
Chi vive per l'eternità non ha mai paura di morire.
Chi vuol morire, o vincere, raramente è vinto.
Chi è morto non sente nessun male: se lo sente non è morto.
Chi è nato nobile deve vivere bene o morire bene.
Chi è ossessionato dalla morte, a causa d'essa diviene colpevole.
Chissa' come la gente moriva prima dell'invenzione di tante malattie.
Chissà se ciò che è chiamato morire è vivere, oppure se vivere è morire.
Chissà se ciò che è chiamato morire è vivere, oppure se vivere è morire.
Chissà se ciò che è chiamato morire è vivere, oppure se vivere è morire.
Chiunque muoia per un miraggio si merita un buon funerale.
Chiunque non sia morto giovane merita di morire.
Ci sono cose peggiori della morte. Se hai passato una serata con un assicuratore, sai esattamente di cosa parlo.
Ci sono due modi classici di morire: di fame e di indigestione.
Ci sono due tipi di morte: quella della ragione e quella del corpo, ma solo della seconda abbiamo paura? Non è più doloroso essere morti da vivi?
Ci sono molte cose per cui vale la pena di vivere, ci sono poche cose per cui vale la pena di morire, ma non c’è nulla per cui valga la pena uccidere.
Ci sono persone a cui la morte dona un'esistenza.
Ci sono persone che hanno fatto carriera dopo la morte.
Ci sono persone che hanno vissuto con ritmo, che hanno completato il ciclo dell'esistenza passando dall'infuriare della giovinezza alle solide conquiste della maturità e al quieto e pacifico declino verso la morte. La gente di questo genere non teme la morte né lotta per sfuggirla giacché la vita è sempre stata completa, realizzata come un'opera d'arte. Non hanno mai temuto né negato la vita. Non accettano la morte per stanchezza o disperazione ma l'accettano perché hanno compiuto il ciclo con compiuta soddisfazione.
Ci sono solo tre eventi nell'esistenza di un uomo: la nascita, la vita e la morte; e l'uomo non sa di nascere, muore soffrendo e si dimentica di vivere.
Ci sono strani padri, tutta la cui vita sembra consacrata a preparare ai figli ragioni di consolarsi della loro morte.
Ci sono tre cose che ci accompagnano fino alla morte: sangue, urina e feci.
Ci vuole più coraggio nella sofferenza che nella morte.
Ci vuole tutta la vita per imparare a vivere e, quel che forse sembrerà più strano, ci vuole tutta la vita per imparare a morire.
Ciascuno di noi è solo: talvolta sfuggiamo alla solitudine con l'amore o l'affetto o, forse, in certi momenti di creazione, ma questi trionfi della vita sono piccole zone illuminate che ci creiamo, mentre il margine della strada rimane avvolto nell'oscurità: ciascuno di noi muore solo.
Ciascuno di voi ha una propria morte, la porta con sé in un luogo segreto sin da quando nasce, lei appartiene a te, tu appartieni a lei.
Ciascuno saprà di essere mortale, senza possibilità di resurrezione, e accetterà la morte con fierezza e tranquillità, come un dio. Il suo orgoglio gli insegnerà che è inutile stare a lamentarsi del fatto che la vita sia solo un attimo, ed egli amerà suo fratello senza alcuna promessa di ricompensa.
Ciò a cui ambisco è una continua immaturità seguita dalla morte.
Ciò che consola della morte degli amici, è che lasciano delle vedove.
Ciò che distingue l'uomo immaturo è che vuole morire nobilmente per una causa, mentre ciò che distingue l’uomo maturo è che vuole umilmente vivere per essa.
Ciò che muore per primo in noi, è l'entusiasmo, la possibilità di inebriare sé stesso, di perdere la ragione; la fredda saggezza.
Ciò che più ci rattrista della morte di un conoscente è il ricordarci che presto o tardi toccherà pure a noi.
Ciò che si chiama ragione di vivere è allo stesso tempo un'eccellente ragione di morire.
Ciò che è terribile, non è soffrire né morire, ma morire invano.
Coi morti lottano solo i fantasmi.
Coloro che apprezzano la morte l'hanno sperimentata soltanto dalle orecchie in su.
Coloro che ci hanno lasciato non sono degli assenti, ma degli invisibili, che tengono i loro occhi pieni di luce fissi nei nostri pieni di lacrime.
Coloro che sono risoluti a conquistare o morire, sono raramente conquistati.
Colui che corre follemente dietro un desiderio disordinato, corre il rischio di incontrare la distruzione e la morte.
Colui che non può alcuna cosa si può dire che sia morto vivendo.
Colui il quale ha sentito il soffio della Morte alitare presso il suo volto, guarda la Vita con occhi diversi.
Come il sole la nebbia, così il pensier della morte fuga e discioglie ogni cupidigia, ogn'invidia, ogni odio.
Come l'accensione di una candela dà a questa in una il principio di vita e di morte, così la nascita all'uomo.
Come uomini siamo uguali davanti alla morte.
Cosa c'è di sensato nella vita se si nasce senza chiederlo e si muore senza volerlo?
Cosa vorrei sulla mia epigrafe? Data di nascita, data di morte. Punto. Le parole delle epigrafi sono tutte uguali. A leggerle uno si chiede: ma scusate, se sono tutti buoni, dov'è il cimitero dei cattivi?
Così come una giornata ben spesa porta un sonno felice, così una vita ben spesa porta una morte felice.
Crediamo che la morte ci segua e, invece, ci ha preceduto e ci seguirà. Tutto quello che è stato prima di noi è morte; che importa se non cominci oppure finisci, quando il risultato in entrambi i casi è questo: non esistere.
Credo che quando morirò il mio corpo si decomporrà, e nulla del mio io sopravviverà. La felicità non è meno vera solo perché finisce, e nemmeno il pensiero e l'amore perdono valore perché non sono eterni.
Credo che sia importante documentare non solo i momenti felici come i compleanni, ma anche quelli tristi come le operazioni, le malattie e la morte.
Credo sia una reazione sana, il riaffermarsi della vita, del piacere e dell'amore dopo aver percorso per molto tempo i territori della morte.
Cuore, se un ignorante ti dice che l'anima, come il corpo, è mortale, rispondi che anche il fiore muore, ma i semi rimangono.
Da giovani si mette da parte per la vecchiaia; da vecchi si risparmia per la morte. L'erede, prodigo, paga un bel funerale e si mangia il resto.
Da ogni cosa ci si può mettere al sicuro, ma per la morte abitiamo tutti una città senza mura.
Dal rammarico di dover morire senza aver mai vissuto, si guarisce solo morendo.
Dalla natura scaturisce il terrore della morte, dalla grazia scaturisce l’audacia.
Dalla prigione di essere sempre sé stessi per tutta la vita, se ne esce soltanto con la pazzia o con la morte.
Darei la vita per non morire.
Datti delle alternative. È sempre meglio essere sposati che essere morti.
Davanti a quest'ammassarsi di tombe, si direbbe che la gente non abbia altra occupazione che quella di morire.
Davanti a uno che muore, la parola vivere suona oscena.
Dei mali della vita ci si consola pensando alla morte e della morte pensando ai mali della vita. Una piacevole condizione.
Dei morti non si deve dire altro che bene.
Del viver ch'è un correre a la morte.
Devi amare la vita, perché la morte è una scocciatura.
Di solito gli umani si rendono amabili soltanto dopo morti.
Dichiara beato chi è morto.
Dicono che la morte è un mistero, ma il fatto di essere esistito è un mistero maggiore, apparentemente è banale, e invece è così misterioso.
Dio è il dolore che nasce dalla paura della morte.
Dire di sì alla vita: magra consolazione per chi non può dire di no alla morte.
Discutere con una persona che ha rinunciato all'uso della ragione è come somministrare una medicina a un morto.
Dobbiamo imparare a considerare la morte il compimento delle nostre speranze.
Dopo la morte attendono gli uomini cose che non sperano e neppure immaginano.
Dove ci porta la morte? Ci porta in quella pace dove noi fummo prima di nascere. La morte è il non-essere: è ciò che ha preceduto l’esistenza. Sarà dopo di me quello che era prima di me. Se la morte è uno stato di sofferenza, doveva essere così prima che noi venissimo alla luce: ma non sentimmo, allora, alcuna sofferenza. Tutto ciò che fu prima di noi è la morte. Nessuna differenza è tra il non-nascere e il morire, giacché l’effetto è uno solo: non essere.
Dovetti scegliere tra morte e stupidità. Sopravvissi.
Due cose belle ha il mondo: amore e morte.
Due verità che gli uomini generalmente non crederanno mai: l'una di non saper nulla, l'altra di non esser nulla. Aggiungi la terza, che ha molta dipendenza dalla seconda: di non aver nulla a sperare dopo la morte.
Dunque ipocritamente i vecchi invocano la morte, e criticano la vecchiaia e la lunghezza della vita: quando s'avvicina la morte, nessuno vuole morire, la vecchiaia non pesa più.
E cade la pioggia e cambia ogni cosa, la morte e la vita non cambiano mai.
E se Dio avesse inventato la morte per farsi perdonare la vita?
E se il morire fosse solo una tradizione?
Ecco il nostro errore: vediamo la morte davanti a noi e invece gran parte di essa è già alle nostre spalle: appartiene alla morte la vita passata.
Ed è il pensiero della morte che, in fine, aiuta a vivere.
Effimeri noi siamo: che è mai la vita? che è la morte? Sogno d'un'ombra è l'uomo. Quando però su lui scenda un raggio divino, allora anche la luce mortale è fulgida, e dolce è la vita sua.
Entriamo nel sonno per un atto di egoismo giornaliero: nella morte per un egoismo definitivo.
Erano convinti che la storia si schierasse automaticamente dalla parte delle cause più nobili. Molti di loro hanno pagato quella fede con la vita.
Essendo il pensiero quel che c'è di più nobile nell'uomo, non vedo perché non vi possa andare unito qualche rischio di sofferenza e persino di morte.
Essendo la vita travagliata, la morte è per l'uomo il rifugio più desiderabile.
Esser vecchi da giovani è indizio di morte prematura.
Essere ricordati dopo morti, è una povera ricompensa per essere trattati con disprezzo mentre stiamo vivendo.
Essi morirono per salvare la loro terra e salvarono solo il mondo.
Fare filosofia vuol dire misurare la vita con il metro della morte.
Fare il morto, nell'attesa di esserlo.
Felici coloro i cui cuori possono spezzarsi senza avere veduta la morte!
Finché c'è morte c'è speranza.
Fino a che sarai soggetto alla nascita e alla morte, non raggiungerai mai l'illuminazione.
Forse ci rendiamo la vita tanto difficile perché ci sia più facile la morte?
Forse quando moriremo, forse soltanto la morte potrà darci la chiave e il seguito e la fine di questa avventura mancata.
Forse si riesce meglio a mantenere la gioia di vivere se si tiene costantemente presente la propria transitorietà e il fatto che la morte può giungere in ogni momento, invece che scacciarne il pensiero.
Forse si vive tutta una vita solo per meritare la propria morte. Ma ce ne accorgiamo appena all'ultima ora: prima "non ci veniva neppure in mente".
Forse tutta la vita non è che un sogno continuo, e il momento della morte sarà un risveglio improvviso.
Generalmente l'uomo è distrutto dall'attesa della pena capitale molto tempo prima di morire. Gli si infliggono così due morti, e la prima è peggiore dell'altra, mentre egli ha ucciso una volta sola. Paragonata a questo supplizio, la legge del taglione appare ancora come una legge di civiltà. Non ha mai preteso che si dovessero cavare entrambi gli occhi a chi aveva reso cieco di un occhio il proprio fratello.
Gli animali non hanno bisogno di una religione, poiché non conoscono il timore della morte. Essi non sono consapevoli della natura finita della loro esistenza.
Gli animali selvaggi non uccidono mai per divertimento. L'uomo è la sola creatura per cui la tortura e la morte dei suoi simili è spassosa in sé.
Gli dei nascondono agli uomini la dolcezza della morte, affinché essi possano sopportare la vita.
Gli esseri umani sono morbidi e flessibili quando nascono, duri e rigidi quando muoiono.
Gli infanti, i fanciulli, i pazzi non temono la morte; e allora è proprio vergognoso che la ragione non sia in grado di darci quella serenità interiore a cui porta l'assenza di raziocinio.
Gli uomini hanno per natura più paura della verità che della morte.
Gli uomini muoiono per procurarsi ricchezze, gli uccelli per procurarsi il cibo.
Gli uomini muoiono sempre e i vermi li distruggono, ma non si distrugge l’amore.
Gli uomini muoiono, ma non sono fatti per morire. Sono creati per incominciare.
Gli uomini più anziani dichiarano la guerra. Ma sono i giovani che devono combattere e morire.
Gli uomini sono buoni a fare qualche mestiere e a chiacchierare, ma sono persi davanti alla nascita e alla morte. Sono cose che non capiscono.
Gli uomini, fuggendo la morte, l'inseguono.
Gli uomini, non avendo nessun rimedio contro la morte, la miseria e l'ignoranza, hanno stabilito, per essere felici, di non pensarci mai.
Guidammo verso la morte attraverso il fresco crepuscolo.
Ha avuto una morte dolce come il miele. La pena è stata vivere.
Hai notato che solo la morte ci ridesta i sentimenti? Ma lo sai perché siamo sempre più giusti e generosi con i morti? È semplice. Verso di loro non ci sono obblighi. Se un obbligo ci fosse, sarebbe quello della memoria, e noi abbiamo la memoria corta.
Hai torto se stimi che un uomo di qualche valore debba tenere in conto la vita e la morte. Egli nelle sue azioni deve unicamente considerare se ciò che fa sia giusto o ingiusto e se si comporta da uomo onesto o da malvagio.
Ho conosciuto il bene e il male, il peccato e la virtù, la giustizia e l'infamia; ho giudicato e sono stato giudicato, sono passato attraverso la nascita e la morte, l'allegria e la sofferenza, il cielo e l'inferno, e alla fine ho capito che sono in tutto ciò che è in me.
Ho vissuto abbastanza; ora, sazio, aspetto la morte.
Ho visto la morte in faccia, e non è stato bello. Ma lei ha visto me, ed è fuggita via a gambe levate.
I bambini non vedono la morte. Perché la loro vita dura un giorno, da quando si svegliano a quando vanno a dormire.
I bambini sani non avranno paura della vita se i loro anziani hanno integrità sufficiente a non temere la morte.
I buoni muoiono giovani, perché capiscono che non ha senso vivere se devi essere buono.
I codardi muoiono molte volte prima di morire, mentre i valorosi provano il gusto della morte una volta sola.
I fatti sono cocciuti, la morte il più cocciuto dei fatti.
I grandi uomini cominciano a vivere quando muoiono.
I grandi uomini muoiono due volte: una volta come uomini, e una volta come grandi.
I limiti che dividono la Vita dalla Morte sono, nella migliore delle ipotesi, vaghi e confusi. Chi può dire dove finisca l'una e cominci l'altra?
I mali del presente hanno poco in comune con i mali del passato salvo il fatto che moriamo a causa loro.
I medici non sono al mondo per facilitare la morte ma per conservare a qualunque prezzo la vita.
I mediocri si lasciano sconsigliare dall'ostacolo specioso, i forti no. Morire è la loro alea, conquistare è la loro certezza.
I monumenti, le statue, le iscrizioni e così pure la storia sono forme di protesta contro il nulla che segue la morte.
I morti che ci hanno fatto del bene, si ricompensano guardando in faccia i vivi.
I morti hanno paura dei vivi. Ma i vivi, che non lo sanno, temono i morti.
I morti non possono gridare per avere giustizia, è un dovere dei vivi farlo per essi.
I morti non soffrono di essere morti e i vivi non soffrono se non perché vivono.
I morti non sono mai stati peccatori.
I morti possono provare a parlare ai vivi così come i vecchi ai giovani.
I morti sono persone fredde.
I più ondeggiano infelici tra il timore della morte e le angosce della vita: non vogliono vivere, né sanno morire.
I poeti danno molta importanza alla morte e alle afflizioni esteriori, ma le sole tragedie sono le sconfitte dell'anima e l'unica epopea è l'ascesa trionfante dell'uomo verso la divinità.
I ricchi muoiono convinti di aver migliorato il mondo, i poveri di andare a migliorare il Paradiso.
I vigliacchi muoiono molte volte innanzi di morire; mentre i coraggiosi provano il gusto della morte una volta sola.
Ignoro se la musica sa disperare della musica e se il marmo sa disperare del marmo, ma la letteratura è un'arte che sa profetizzare il tempo in cui non avrà più parole, che sa accanirsi contro la sua stessa essenza, amare la propria distruzione e corteggiare la sua morte.
Il bisogno psicologico più profondo sotteso alla religiosità delle masse umane è la ricerca di una qualche garanzia d’immortalità, cioè una difesa sicura contro la morte e l’angoscia di morte.
Il carattere di un essere umano è composto per lo più di vanità: il resto è una mescolanza di desideri, generosità, paura della morte e senso dell’onore.
Il comunismo possiede un linguaggio che ogni persona può comprendere: i suoi elementi sono fame, invidia, e morte.
Il confine che divide la vita dalla morte è, al meglio, ombreggiato e vago. Chi potrebbe dire dove uno finisce e l’altro inizia?
Il connotato del morto è l'impassibilità: l’ignoranza e la dimenticanza o facilità a dimenticare, riducono noi vivi, per la quasi totalità delle esperienze (o relazioni) possibili, a una impassibilità analoga.
Il cuore domanda o che i suoi piaceri siano accresciuti o che i suoi dolori siano compianti, domanda di agitarsi e di agitare perché sente che il moto è nella vita e la tranquillità nella morte.
Il desiderio di morire fu il mio solo e unico pensiero; ad esso ho sacrificato tutto, anche la morte.
Il difficile non è evitare la morte quanto piuttosto evitare la malvagità, che ci viene incontro più veloce della morte.
Il difficile non è morire per la fede, ma vivere per essa.
Il diritto di vivere, inteso come fonte di tutti i diritti, in determinate circostanze include anche il diritto di morire.
Il dolore della morte delle mogli è come le percosse del gomito; che, benché elle dolgano forte passano via spacciatamente.
Il dolore e la morte non sono il peggio che possa capitare a una persona. Il peggio è l’umiliazione.
Il dolore eccessivo finisce con la morte.
Il fascino della morte esiste solo per i coraggiosi.
Il fatto che sia morto, non significa affatto che sia vissuto.
Il fatto che sono morti non testimonia affatto che siano vissuti.
Il fatto che una persona sia morta può volere dire che non è viva, ma non che non esiste.
Il genere umano è strano; teme la vita, ma ancora di più la morte. È strano temere la morte, dato che la vita è sofferenza, e quando la morte arriva la sofferenza cessa.
Il grande dolore che ci provoca la morte di un buon conoscente ed amico deriva dalla consapevolezza che in ogni individuo v'è qualcosa che è solo suo, e che va perduto per sempre.
Il grande problema dell'uomo è la vita, il grande problema della vita è la morte.
Il manto della notte mi cela ai loro occhi; se tu mi ami lascia pure che mi trovino. Meglio perdere la vita per il loro odio, che allontanare la morte nell'assenza del tuo amore.
Il massimo risultato con il minimo sforzo si raggiunge in due sole occasioni: la nascita e la morte.
Il matrimonio è come la morte: pochi ci arrivano preparati.
Il miglior momento per morire è quando la vita ci sorride.
Il mistero dell'amore è più grande che il mistero della morte.
Il mistero della morte è il mistero fondamentale di ogni religione, essendo il mistero fondamentale della nostra stessa esistenza.
Il modo in cui si muore è determinato da ciò che si pensa della morte.
Il mondo è un albergo, e la morte la fine del viaggio.
Il morire per fuggire la povertà o l'amore o una sofferenza qualsiasi non è da uomo coraggioso, ma piuttosto da vile: è una debolezza quella di fuggire i travagli, e chi in tal caso affronta la morte non lo fa perché è bello, ma per fuggire un male.
Il nome della pace è dolce, e la cosa in sé è benefica, ma c'è una grande differenza tra la pace e la servitù. La pace è libertà nella tranquillità, la servitù è il peggiore di tutti i mali, da contrastare non solo con la guerra, ma anche con la morte.
Il peggio non è morire, ma dover desiderare la morte e non riuscire ad ottenerla.
Il pensiero della morte ci inganna, perché ci fa dimenticare di vivere.
Il pensiero indigeno non fecondato da altre idee conduce alla morte.
Il pensiero più fastidioso e più affliggente che si possa avere, vivendo: quello della morte.
Il pericolo di vivere male è maggiore del pericolo di morire presto.
Il più piccolo germoglio mostra che in realtà non esiste la morte. E se mai è esistita, portava alla vita.
Il popolo prende alla leggera la morte perché la sua ansia di vivere è eccessiva.
Il primo requisito dell'immortalità è la morte.
Il primo requisito per l'immortalità è la morte.
Il primo sintomo della morte è la nascita.
Il problema della storia dell'uomo è che non porta da nessuna parte se non verso la morte sicura dell'individuo, e questa è una cosa brutta e monotona, una semplice questione di nettezza urbana.
Il problema più importante, quello della morte, è trattato sempre e solo da incompetenti. Non conosciamo il parere di nessun esperto.
Il profondo dolore per la morte di ogni essere amato ha origine dal sentimento che in ogni individuo sia qualcosa di inesprimibile, di esclusivamente peculiare e quindi assolutamente irripetibile. Ciò vale anche per le bestie, e viene sentito nel modo più vivo da colui il quale abbia per caso ferito mortalmente una bestia amata, e ora ne colga lo sguardo d'addio, che gli cagiona un dolore straziante.
Il ramo, quando una mano si approssima per staccarne un fiore freme e sembra nel medesimo tempo voler sfuggire a volersi offrire. Il corpo umano ha un simile fremito quando arriva l'istante in cui le dita misteriose della morte vogliono cogliere l'anima.
Il rapido oblio, secondo sudario dei morti.
Il richiamo della morte è anche un richiamo d'amore. La morte è dolce se le facciamo buon viso, se l'accettiamo come una delle grandi, eterne forme dell'amore e della trasformazione.
Il riso e la paura sono antagonisti, ecco perche' l'umorismo, come la filosofia, deve insegnare a non temere la morte.
Il rispetto verso i morti è del tutto naturale. In fondo, hanno appena portato a termine un compito personale e impegnativo: morire.
Il salario del peccato è la morte; ma il dono di Dio è la vita eterna.
Il sangue dei poveri, è il denaro. Nella vita e nella morte per secoli. Riassume in modo espressivo tutte le sofferenze.
Il segreto credo che sia non pensare la morte è la fine, ma pensarla piuttosto come un modo molto efficace di ridurre le vostre spese.
Il senso ultimo a cui rimandano tutti i racconti ha due facce: la continuità della vita, l’inevitabilità della morte.
Il sesso, il dolore e l'amore sono esperienze ai limiti dell'uomo. E solo quelli che conoscono queste frontiere conoscono la vita; il resto è solamente una perdita di tempo; ripetere le stesse cose, invecchiare e morire senza sapere realmente quello che stiamo facendo qui.
Il sogno permette a chiunque di sopravvivere. Chi sogna non muore mai, perché non dispera mai. Sognare significa sperare.
Il sole dei vivi non scalda più i morti.
Il solo alchimista capace di cambiare tutto in oro è l'amore. L'unico sortilegio contro la morte, la vecchiaia, la vita abitudinaria, è l'amore.
Il solo difetto della morte è che essa ci pone in condizione di non poter apprezzare il suo beneficio.
Il sonno non ha in sé altro di cattivo, da quanto ho inteso dire più volte, se non che rassomiglia alla morte, passando poca differenza da uomo morto ad addormentato.
Il sonno è amore di morte, l'insonnia paura di morte.
Il sonno è il fratello gemello della morte.
Il sonno è immagine della morte.
Il temere la morte altro non è che parere sapienti senza esserlo, cioè a dire credere di sapere ciò che si ignora; poiché nessuno sa se la morte, che l’uomo teme come se conoscesse già che è il maggiore di tutti i mali, non sia invece per essere il più gran bene.
Il terrore della morte è dovuto all'incertezza di ciò che ci attende. La risposta è semplice e tranquillante: esattamente la medesima situazione di prima che fossimo.
Il terrore uccide, non la morte.
Il tormento di chi invecchia è questo: dover piangere molto spesso la morte delle persone care.
Il valore di un uomo si rivela nell'istante in cui la vita si confronta con la morte.
Il vero antidoto alla paura della morte non può che provenire dalla vita. Essa è un formidabile diversivo, un antidoto che respinge indietro quel pensiero e quella paura.
Il vero martire attende la morte. Il fanatico le corre incontro.
Il vino rende sinceri, giusti e coraggiosi, impavidi di fronte ai pericoli e alla morte. Il vino fa abbandonare gli uomini alle passioni, li inebria al punto che sembra muoiano in un sogno, ma li rende anche degenerati e superficiali.
Imparando a conoscere i mali della natura, si disprezza la morte; imparando a conoscere quelli della società, si disprezza la vita.
Imparare ad accettare il dolore e la morte come necessità del tutto naturali, senza consolatorie illusioni, significherebbe imparare ad accettare la vita.
In effetti nulla muore, tutto esiste per sempre; nessuna forza può annientare ciò che è stato una volta.
In fondo gli uomini riflettono in vita sulla morte, perché sanno di non potervi riflettere dopo.
In fondo morire non sarebbe niente. Quel che non sopporto é il non poter sapere come andrà a finire.
In ogni morte, un mondo affollato arriva ad una fine.
In qualunque luogo ci sorprenda la morte in battaglia, che sia la benvenuta.
In questa vita nulla è gratis; perfino la morte bisogna pagarla con la vita.
In questo ci sbagliamo, nel vedere la morte avanti a noi, come un avvenimento futuro, mentre gran parte di essa è già alle nostre spalle. Ogni ora del nostro passato appartiene alla morte.
In questo mondo non v'è nulla di sicuro, tranne la morte e le tasse.
In un mondo in cui si tenta disperatamente di sopravvivere, come si possono giudicare le persone che decidono di morire?
In una parola, non la morte, né l'esilio, né il dolore, né qualsiasi altra cosa di questo genere è la vera causa del nostro compiere o non compiere qualsiasi azione, ma le nostre opinioni e princìpi interiori.
In vita si promette ciò che non è in noi; in morte, ciò che speriamo nell'ultima illusione.
Indico quindi in primo luogo come inclinazione generale dell'umanità un perpetuo e irrequieto desiderio di potere dopo potere, che cessa solo in morte.
Iniziamo a invecchiare nel momento in cui nasciamo, cambiamo giorno dopo giorno, la vita è un continuo fluire. Ci evolviamo. L’unica cosa diversa è che adesso siamo un po’ più vicini alla morte. E cosa c’è di male in questo? L’amore e l’amicizia non invecchiano.
Inutile piangere. Si nasce e si muore da soli.
Invecchiare. Che orrore!..diceva mio padre. Ma è l'unico modo che ho trovato per non morire giovane.
Invece di uccidere e morire per diventare quello che non siamo, dovremo vivere e lasciare vivere per creare quello che realmente siamo.
Io ho il diritto di scegliere la mia morte per il bene degli altri.
L'abitudine è sosia della morte.
L'amore non è amore che cambia quando incontra qualcosa che cambia. È un'impronta incancellabile che combatte tempeste e non si agita mai. L'amore non si trasforma in poche ore o in settimane... ma resiste... anche sull'orlo della morte.
L'amore è forte come la morte; la gelosia è crudele come la tomba.
L'amore è incompatibile con la vita. Il desiderio di due cuori che si amino veramente, non è vivere insieme, ma morire insieme.
L'amore è soltanto un rifugio, la vera salvezza sta nella morte.
L'amore, come la morte, cambia tutto.
L'angoscia e il dolore. Il piacere e la morte non sono nient'altro che un processo per esistere.
L'anno di nascita e quello della morte di ogni uomo sono separate da un trattino. È terribile pensare che in quel trattino sono racchiuse tutte le vicende felici o dolorose di un'intera esistenza.
L'anomalia è vivere. Morendo si ritorna alla normalità. Forse.
L'arte è la voce della nostra paura della morte. Senza lo spettro della morte, niente potrebbe essere definito arte.
L'assenza è il dolore senza la pace della morte.
L'assurdità dell'avarizia sta nel fatto che l'avaro vive da povero e muore ricco.
L'avaro non fa nulla di buono se non quando muore.
L'avaro non può far nulla di più utile che morire.
L'eccesso di dolore per la morte è follia; perché è una ferita ai viventi, e i morti non la conoscono.
L'eroe antico era quello che affrontava la morte: l'eroe moderno è colui che accetta la vita.
L'essenza del Bushido è prepararsi alla morte, mattina e sera, in ogni momento della giornata. Quando un samurai è sempre pronto a morire padroneggia la via.
L'immagine della morte è bastevole ad occupare tutto un intelletto.
L'importante è che la morte mi colga vivo.
L'incubo non è nella morte, ma nel morire cui ci condannano.
L'indugio è simile alla morte.
L'inferno è il paradiso più la morte.
L'intenzione della pena di schiavitù perpetua sostituita alla pena di morte ha ciò che basta per rimuovere qualunque animo determinato.
L'interesse per la malattia e la morte è sempre e soltanto un’altra espressione dell’interesse per la vita.
L'intero complesso della tua vita ti travolge quando si vive da soli. Si viene stupefatto da essa. Per sbarazzarsene si tenta di riversare parte di essa sulle persone che vengono a trovarti, e loro lo odiano. Essere soli significa allenarsi alla morte.
L'invidioso non muore mai una volta sola, ma tante volte quante l'invidiato vive salutato dal plauso della gente.
L'obiettivo di tutta la vita è la morte.
L'opposto dell'amore non è odio, è indifferenza. L'opposto dell'arte non è il brutto, è l'indifferenza. L'opposto della fede non è eresia, è indifferenza. E l'opposto della vita non è la morte, è l'indifferenza.
L'orrendo della morte è il suo cerimoniale. Quanto più bello sarebbe andarsene al cimitero da soli, a piedi.
L'ultimo atto è cruento, per quanto bella sia la commedia in tutto il resto; alla fine, ci gettano un po' di terra sulla testa, ed è finita per sempre.
L'ultimo nemico che sarà sconfitto è la morte.
L'ultimo nemico che sarà sconfitto è la morte.
L'unico rimpianto è aver dovuto scoprire di morire per cominciare a vivere.
L'uomo accetta la morte, ma non l'ora della propria morte. Morire in qualunque momento, tranne quando bisogna morire.
L'uomo che ha realizzato il Sé è a suo agio: la vita e la morte sono la stessa cosa, beatitudine e infelicità sono la stessa cosa. Nulla lo turba; nulla lo rimuove da casa sua, dal suo essere centrato. A un uomo simile non puoi aggiungere nulla. Non puoi togliere nulla, e non puoi aggiungergli nulla. E’ realizzato.
L'uomo che muore per il suo paese muore perché questo gli piace, così come un altro mangia cetriolini sottaceto perché gli piacciono. Se gli uomini potessero preferire il dolore al piacere, la razza umana sarebbe spenta da un pezzo.
L'uomo che non solo decide di morire, ma trova anche il modi di farlo, è grande.
L'uomo conta sull'immortalità e dimentica di mettere in conto la morte.
L'uomo libero, che vive secondo ragione, non è mosso dalla paura della morte, ma cerca direttamente il bene, e, quindi, a nessuna cosa pensa meno che alla morte; e la sua sapienza è una meditazione non della morte, ma della vita.
L'uomo muore di freddo, non di oscurità.
L'uomo muore una prima volta nel momento in cui perde l'entusiasmo.
L'uomo nasce senza denti, senza capelli e senza illusioni, e muore allo stesso modo, senza capelli, senza denti e senza illusioni.
L'uomo nasce, vive e muore nello spazio di una frase.
L'uomo odia la noia per la stessa ragione per cui odia la morte, cioè la non esistenza.
L'uomo onesto muore con dispiacere di molti.
L'uomo può arrivare a morire per un'idea, ma può vivere soltanto delle credenze.
L'uomo vivrebbe meglio se desse più peso alla morte quando non ha ragione di temerla e meno quando ormai ne vede lo spettro.
L'uomo è anticipazione per la morte.
L'uomo è mortale, ma questo è ancora il meno. Il guaio è che può morire all'improvviso, è qui il punto! E in generale non può dire che cosa farà la sera.
L'uomo è nato per conquistare a fatica ogni centimetro di terreno. Nato per lottare, nato per morire.
L'uomo è un condannato a morte che ha la fortuna d'ignorare la data della propria esecuzione.
La cenere dei morti fu quella che creò la patria.
La certezza della morte è l'unico segreto che conosciamo a proposito di tutti i nostri simili e di noi stessi, anche se intimamente non riusciamo a credere in questa fatale prospettiva.
La colpa è forse la più triste compagna della morte.
La condotta etica dell'uomo deve basarsi effettivamente sulla compassione, l'educazione e i legami sociali, senza ricorrere ad alcun principio religioso. Gli uomini sarebbero da compiangere se dovessero essere frenati dal timore di un castigo o dalla speranza di una ricompensa dopo la morte.
La consapevolezza della morte ci incoraggia a vivere.
La cosa brutta della morte non è il nulla, è la promessa della vita che non viene mantenuta.
La cosa terribile non è la morte, ma le vite che la gente vive o non vive fino alla morte.
La cultura moderna che nega la morte ha abbracciato anche il mondo della medicina che molto spesso non riconosce i limiti dei trattamenti della malattia, non ascolta, non ha attenzione al dolore.
La cupidigia di potere porta solo alla morte... o all'immortalità, se è il potere ricercato è di natura nobile.
La depressione è un male di vivere talmente penetrante che il pensiero della morte diventa un balsamo, una consolazione.
La fede è un mistero, l'amore è un mistero, la morte è un mistero! Comunque a me i misteri non sono mai piaciuti.
La felicità... è fatta di una cosa grande: apprezzare la vita sapendo che dopo viene la morte.
La follia ha già a che fare con la morte, anche se non nella sua rappresentazione corporea, bensì in quella psicologica, la personalità, e in quella sociale, le relazioni.
La follia è sempre stata un esperimento estremo dell’esistere, talmente al limite della sua possibilità che ancora un centimetro e c’era la morte.
La fortuna serve per vivere, la gloria giova dopo la morte: quella vale contro l'invidia, questa contro l'oblio.
La gente muore solo quando viene dimenticata.
La gente non muore quando deve, ma quando vuole.
La grande tragedia della vita non è che gli uomini muoiano, ma che cessino di amare.
La lussuria è la causa diretta della nascita la quale è la causa diretta del dolore e della morte.
La maggior parte di noi nasce con l'aiuto del medico e muore allo stesso modo.
La malattia, la vecchiaia, la morte, tre grandi umiliazione per l'uomo.
La maledizione del dover morire dovrà diventare una benedizione: che si possa ancora morire quando vivere è insopportabile.
La mamma. Se si amassero abbastanza le persone che si amano, s'impedirebbe loro di morire.
La massima eleganza, quella che può riscattare tutte le mancanze di un uomo, è saper morire con dignità.
La meditazione della morte non insegna a morire, non rende l'esodo più facile.
La miglior prova che la morte è una cosa da temere ce la offre la pena che si danno i filosofi per convincervi che la si deve apprezzare.
La misura dell'uomo non sta nella sua morte, ma nella sua vita.
La mortalità è questo: muoversi lungo una linea retta in un universo dove ogni cosa dotata di movimento si muove in un ordine ciclico.
La morte acquieta l'invidia completamente, la vecchiaia lo fa per metà.
La morte almeno non deve essere vissuta.
La morte arriva come una ladra nella notte e non va via a mani vuote.
La morte assoluta non esiste. La vita è spirito, e lo spirito non può morire.
La morte che tanto temiamo e rifiutiamo interrompe la vita, non la elimina.
La morte ci consuma giorno per giorno, non ci trascina via all'improvviso.
La morte ci entra negli occhi come una polvere invisibile.
La morte ci fa rinunciare a quello che la vita non ci avrebbe mai dato.
La morte ci giunge come un'esperienza in cui siamo tutti novellini.
La morte ci insegna il valore del tempo, comprendiamo che non abbiamo a disposizione l’eternità.
La morte ci toglie tutto. Se riuscissimo ad alleggerirci prima ci sentiremmo più liberi.
La morte con tutta probabilità è la più grande invenzione della vita. Spazza via il vecchio per far spazio al nuovo.
La morte degli altri ci aiuta a vivere.
La morte dei giovani è un naufragio. La morte dei vecchi è un approdare al porto.
La morte del corpo non è la fine dello spirito, ma solo una tappa del viaggio, come quando nei tempi andati si cambiava diligenza.
La morte delle persone che ci stanno accanto ci riguarda più della nostra.
La morte di un uomo è meno affar suo che di chi gli sopravvive.
La morte distrugge un uomo, l'idea della morte lo salva.
La morte e il tempo hanno lo stesso cognome.
La morte e la volgarità sono le uniche due realtà che il diciannovesimo secolo non è riuscito a spiegare.
La morte ha così tante porte attraverso cui far uscire la vita.
La morte in se stessa non è nulla; ma temiamo di essere non sappiamo cosa, non sappiamo dove.
La morte in sé non è una brutta cosa: brutta è la strada che porta alla morte.
La morte inizia quando qualcuno accetta di essere morto.
La morte mi deve scambiare per qualcun altro.
La morte mostra all'uomo ciò che egli è.
La morte naturale non esiste: ogni morte è un assassinio. E se non si urla, vuol dire che si acconsente.
La morte non arriva all'improvviso. Si muore piano piano, dall’interno, e poi arriva il giorno del saldo definitivo. È un processo a cui nessuno può sfuggire.
La morte non bisogna né temerla né desiderarla.
La morte non costituisce nulla per noi, dal momento che il godere e il soffrire sono entrambi nel sentire, e la morte altro non è che la sua assenza.
La morte non deve essere temuta da coloro che vivono con saggezza.
La morte non ha sempre le orecchie aperte ai voti e alle preghiere dei singoli eredi; e si ha il tempo di fare i denti lunghi, quando, per vivere, s'aspetta la morte di qualcuno.
La morte non prende mai il saggio di sorpresa. Egli è sempre pronto ad andare.
La morte non sana, amputa soltanto.
La morte non viene una volta sola: quella che ci porta via è l'ultima morte.
La morte non vuole gli stupidi.
La morte non è che per i mediocri.
La morte non è che un'abolizione dello spazio e del tempo. Questo è anche il fine del cinema.
La morte non è dolorosa. È la vita terrena che è una morte.
La morte non è estinguere la luce; è mettere da parte la lampada perché l'alba è arrivata.
La morte non è forse altro che la nascita di un'anima.
La morte non è il peggio che può accadere agli uomini.
La morte non è la fine, bensì il crescendo della vita stessa, il suo culmine. Se hai vissuto nel modo giusto, se hai vissuto totalmente, attimo dopo attimo, se hai spremuto tutto il nettare della vita, la tua morte sarà l'orgasmo supremo.
La morte non è la più grande perdita nella vita. La più grande perdita è ciò che muore dentro di noi mentre stiamo vivendo.
La morte non è mai assunta, viene.
La morte non è male: perché libera l'uomo da tutti i mali, e insieme coi beni gli toglie i desideri. La vecchiezza è male sommo: perché priva l'uomo di tutti i piaceri, lasciandogliene gli appetiti; e porta seco tutti i dolori. Nondimeno gli uomini temono la morte, e desiderano la vecchiezza.
La morte non è nel non poter comunicare, ma nel non poter più essere compresi.
La morte non è niente per noi. Ciò che si dissolve non ha più sensibilità, e ciò che non ha sensibilità non è niente per noi.
La morte non è nulla, ma vivere sconfitti e privi di gloria è come morire ogni giorno.
La morte non è nulla, non conta. Sono solo sgattaiolata in un'altra stanza. Non è successo nulla, tutto rimane esattamente come prima.
La morte non è più prossima a chi è avanti negli anni di quanto non lo sia per il neonato; e nemmeno la vita.
La morte non è un evento estremo e conclusivo, è un elemento della vita con il quale noi tutti coabitiamo.
La morte non è un processo che porta via una vita, ma un processo che cambia una vita.
La morte non è un tramonto che cancella tutto, ma un passaggio, una migrazione e l'inizio di un'altra vita per ogni vita.
La morte non è una cosa così grave; il dolore, sì.
La morte non è una porta che si chiude, è una porta che si apre. Si apre e si entra.
La morte odora di resurrezione.
La morte pareggia tutto.
La morte perde ogni connotazione di terrore se si muore dopo avere consumato la vita.
La morte prematura e voluta è solo un pretesto per non dover ammettere a se stessi d'aver fallito nell'unico nostro vero dovere e diritto... vivere.
La morte probabilmente è simile al trovarsi in anestesia generale.
La morte produce qualcosa di piacevole: le vedove.
La morte proviene dalla vita, la vita dalla nascita, la nascita, infine, dal desiderio. Se l'uomo fosse capace di sopprimere il desiderio dei sensi potrebbe finalmente innalzarsi al livello dello spirito puro, dove non vi è più morte o mutamento.
La morte può essere l'espiazione delle colpe, ma non può mai ripararle.
La morte raggiunge anche l’uomo che fugge.
La morte rappresenta la massima delusione.
La morte rende preziosi e patetici gli uomini. Questi commuovono per la loro condizione di fantasmi; ogni atto che compiono può esser l'ultimo; non c'è volto che non sia sul punto di cancellarsi come il volto d'un sogno.
La morte risolve tutti i problemi niente uomini, niente problemi.
La morte risolve tutti i problemi: niente uomini, niente problemi.
La morte s'avvicina, e il suo rumore: Fratello, Amico, Ombra, cosa importa? È la morte la nostra unica porta per uscire da un mondo dove tutto muore.
La morte scredita. Il massimo successo è sopravvivere.
La morte sembra molto meno terribile, quando uno è affaticato.
La morte si affronta liberandosi da ogni panoplia: si va senza armi, senza scudi né corazze. In essa si entra nudi come si era alla nascita.
La morte si annuncia da lontano, con i piccoli divieti di vivere.
La morte si sconta vivendo.
La morte significava ben poco per me. Era l'ultimo scherzo in una serie di pessimi scherzi.
La morte sistema tutti! È davanti alle loro bare che constatiamo la mediocrità dei viventi.
La morte sopravverrà a metterci in riposo, a toglierci dalle mani il compito a cui attendevamo; ma essa non può fare altro che così interromperci, come noi non possiamo fare altro che lasciarci interrompere, perché in ozio stupido essa non ci può trovare.
La morte sorride a tutti, un uomo non può far altro che sorriderle di rimando.
La morte stessa non è, per chi vi rifletta, cosa così seria come il matrimonio.
La morte suscita tanta avversione perché mette tutti sullo stesso piano.
La morte ti sovrasta: fin tanto che vivi, fin tanto che puoi, sii buono.
La morte ti viene incontro: la dovresti temere se potesse rimanere con te: ma necessariamente o non è ancora arrivata o passa oltre.
La morte tra gli dei è la sola che non ama i doni.
La morte trasforma in martiri i visionari, converte nobili idee in movimenti potenti.
La morte venne nel mondo per il peccato', dice il cristianesimo. Ma la morte è puramente l'espressione cruda, stridente e portata al suo eccesso, di ciò che il mondo è nell'essenza sua. Onde è più conforme al vero dire: il mondo è per il peccato.
La morte è alla base di ogni cosa, e la vita non è che una sua discendente!
La morte è ciò che fino ad ora la vita ha inventato di più solido.
La morte è come il sonno, ma con questa differenza: se sei morto e qualcuno grida "In piedi, è giorno fatto!", ti riesce difficile trovare le pantofole.
La morte è così poco temibile che proprio per merito suo non dobbiamo temere nulla.
La morte è da temere meno di niente, se qualcosa di meno mai ci fosse. Non vi riguarda né da morti né da vivi: da vivi, perché esistete; da morti, perché non esistete più.
La morte è diventata un’ingiustizia. Quando le persone la vedono arrivare, per se stessi o per i propri cari, fanno un sacco di storie.
La morte è dolce a chi la vita è amara.
La morte è felice per il bambino, crudele per il giovane e piuttosto in ritardo per il vecchio.
La morte è fredda e calda insieme. La morte è sudore e sangue. La morte è purtroppo l’unico vero modo che il destino ha scelto per ricordarci continuamente che esiste la vita.
La morte è il fatto più spiacevole che la Natura deve nascondere, e vi riesce egregiamente.
La morte è il male più grande, perché recide la speranza.
La morte è il modo che la natura ha di dirti che devi rallentare.
La morte è il non-essere. Dopo di me accadrà ciò che è stato prima di me. Se prima non abbiamo sofferto, vuol dire che non soffriremo dopo. Siamo come una lucerna che, spegnendosi, non può stare peggio di quando non era accesa. Solo nel breve intermezzo possiamo essere sensibili al male.
La morte è il riposo, ma il pensiero della morte è il disturbatore di ogni riposo.
La morte è l'ammirevole liquidazione della vita.
La morte è l'arma dell'eternità.
La morte è l'assentarsi dell'eterno.
La morte è l'una o l'altra di due cose. O è un annullamento e i morti non hanno coscienza di nulla; o, come ci vien detto, è veramente un cambiamento, una migrazione dell'anima da un luogo ad un altro.
La morte è l'unica bella, pura conclusione di una grande passione.
La morte è l'unica delle mie avventure che non potrò raccontare.
La morte è la curva della strada. Morire è solo non essere visto.
La morte è la forma più blanda della vita.
La morte è la meritata fine riservata a tutti coloro i quali hanno avuto la presunzione di nascere.
La morte è la nostra saggia e buona sorella, la quale sa l’ora giusta, e della quale possiamo stare in attesa con fiducia.
La morte è la prova irrefutabile dell'assurdità della vita.
La morte è l’ultimo medico delle malattie.
La morte è migliore, è un destino più dolce che la tirannia.
La morte è orribile non per chi se ne va, ma per chi resta.
La morte è orribile solo per colui che non crede in Dio, oppure crede in un Dio malvagio, il che è la stessa cosa. Per colui che crede in Dio, nella sua bontà e vive in questa vita secondo la sua legge ed ha sperimentato questa sua bontà, per costui la morte è solo un passaggio.
La morte è più potente dell'amore. È una sfida gettata all'esistenza.
La morte è quella malattia che pone fine a tutte le altre.
La morte è questo: la completa uguaglianza degli ineguali.
La morte è rimorso per chi non ha saputo aprirsi, in vita, alla compassione.
La morte è sempre sopra la tua spalla sinistra.
La morte è solo la fine del primo tempo.
La morte è solo uno stato mentale. Solo che non ti lascia molto tempo per pensare a qualsiasi altra cosa.
La morte è spaventosa, ma ancor più spaventosa sarebbe la coscienza di vivere in eterno e di non poter morire mai.
La morte è terribile non per il non esserci più ma, al contrario, per l’esserci ancora e in balìa dei mutevoli ricordi, dei mutevoli sentimenti, dei mutevoli pensieri di coloro che restavano.
La morte è un bene per l'uomo perché pone fine ai mali della vita.
La morte è un mostro che caccia dal gran teatro uno spettatore attento, prima della fine di una rappresentazione che lo interessa infinitamente.
La morte è un nonsenso, come la vita.
La morte è un sonno senza sogni e forse senza risveglio.
La morte è un'usanza che tutti, prima o poi, dobbiamo rispettare.
La morte è una caratteristica acquisita.
La morte è una delle componenti dell'ordine dell'universo.
La morte è una faccenda molto triste, molto noiosa, e il mio personale consiglio per voi è di non averci niente a che fare.
La morte è una ladra che non si presenta mai di sorpresa.
La morte è una lunga attesa.
La morte è uno stato di perfezione, il solo alla portata di un mortale.
La morte è vicina e la nostra reciproca compagnia è breve.
La morte! quel tipo vero dell’uguaglianza che distrugge inesorabilmente ogni superiorità mondana e confonde in un ammasso di putredine gli avanzi dell’imperante e del mendico! la morte deve stupire di tanta differenza fra i funerali del povero e quelli del ricco!
La morte, che disonore! Diventare di colpo oggetto.
La morte, come mi sembra, altro non è che la separazione di due cose, l'anima e il corpo, l'una dall'altra.
La morte, il più atroce di tutti i mali, non esiste per noi. Quando noi viviamo la morte non c'è, quando c'è lei non ci siamo noi.
La morte, in fin dei conti, rimane ancora la soluzione migliore escogitata dalla natura alla vita.
La morte, inevitabile termine a chi venne in vita, mai fu inutile a chi mal vive, e mai dannosa a chi visse bene.
La morte, mistero inesplicabile, di cui un'esperienza quotidiana sembra non avere ancora convinto gli uomini.
La morte, oltre alla mancanza di chi non c’è più, è la vita, con tutti i suoi ricordi. E amore. Tutto l’amore che chi se ne va ci ha dato, buono o cattivo che sia stato.
La morte, proprio come la vita, è ciò che ciascuno decide di farne.
La morte, questo fiero sergente, è severa nella sua custodia.
La morte, se somiglia allo spegnersi di una luce non mi spaventa: tutt'al più mi scoccia. L'unica cosa che mi spaventa è il dolore.
La morte: due treni che si scontrano.
La morte: un punto o una virgola?
La musica veramente sublime alla fin fine è un’incarnazione della morte.
La nascita fu la sua morte.
La nascita non è mai sicura come la morte. E questa la ragione per cui nascere non basta. È per rinascere che siamo nati.
La nascita non è un'esperienza, giacché è accidentale si verifica e basta, senza alcuna intenzione. La morte è un'esperienza, perché si verifica anche andando contro le nostre intenzioni.
La nascita è il fondamento della vecchiaia e della morte.
La nascita è il sonno dell'anima, è l'oblio; la morte è il risveglio.
La nascita è sofferenza, la vecchiaia è sofferenza, la morte è sofferenza; tristezza, lamenti, dolore fisico e mentale, angoscia, sono sofferenza; la separazione da ciò che piace è sofferenza, non poter avere ciò che si desidera è sofferenza.
La natura ci destinò per medicina di tutti i mali la morte.
La noia è un paradosso, una coincidenza di estremi: la morte nella vita, la morte sensibile, il nulla nell’esistenza; l’essere e il niente che diventano la stessa cosa.
La nostra morte individuale, solitaria e dimenticata nel frastuono delle cose ci incute sgomento in cuore.
La nostra morte non è una fine se possiamo vivere nei nostri figli e nella giovane generazione. Perché essi sono noi: i nostri corpi non sono che le foglie appassite sull'albero della vita.
La nostra natura consiste nel movimento: il riposo assoluto è la morte.
La nostra unica difesa contro la morte è l'amore.
La pallida morte batte ugualmente al tugurio del povero come al castello dei re.
La paura della morte è da sempre la più grande alleata delle tirannie.
La paura della morte è la più ingiustificata di tutte le paure, perché non c'è rischio di incidenti per qualcuno che è morto.
La paura della morte è più tremenda della morte stessa.
La paura di morire alla fin fine è piú o meno come dire paura di vivere.
La paura di morire dà fiato ai ricordi.
La pena di morte, così come la si applica, è una disgustosa macelleria, un oltraggio inflitto alla persona e al corpo.
La perdita delle proprie radici culturali e la mancanza di uno scopo nella vita siano tra i principali fattori che spingono alcuni di noi a giocare con la morte.
La più gran fortuna dell'uomo è di morire al momento giusto.
La più gran soddisfazione che si possa dare al prossimo e che poi senza nessun dubbio ci procura le maggiori lodi, è quella di morire.
La più gran soddisfazione che si possa dare al prossimo e che poi senza nessun dubbio ci procura le maggiori lodi, è quella di morire.
La più strana di tutte le stranezze finora da me udite, m’è sembrata quella che l’uomo debba aver paura della morte, sapendo che la morte, un fine necessario e inderogabile, verrà quando verrà.
La possibilità che un individuo possa sopravvivere alla morte fisica va al di là delle mie capacità di comprensione, e nemmeno posso fare altrimenti. Queste opinioni sono dettate dalla paura, assurdo egoismo o debolezza d'animo.
La povertà è la forma peggiore di morte.
La propria morte è irrappresentabile, e ogni volta che cerchiamo di farlo, possiamo costatare che in realtà continuiamo a essere presenti come spettatori. Perciò la scuola psicoanalitica ha potuto anche affermare che non c'è nessuno che in fondo creda alla propria morte, o, ciò che equivale, che nel suo inconscio ognuno di noi è convinto della propria immortalità.
La prova migliore del fatto che si è stati veramente ammalati è quella di morire: ciò soddisfa tutte le esigenze scientifiche e amministrative.
La saggezza è una scorciatoia per la morte.
La salute non ha mai prodotto niente. L'infelicità è un dono. Io mangio solo per nutrire il dolore. La preparazione alla morte dura una vita intera.
La sciocchezza, anzi la follia umana è così grande che alcuni sono spinti alla morte proprio dal timore della morte.
La separazione e la morte sono atroci. Però un amore che non sembri l'ultimo della vita, per una donna non è che un inutile passatempo.
La serenità e la vitalità della nostra giovinezza derivano in parte dal fatto che procedendo in salita non vediamo la morte, perché questa è ai piedi dell'altro versante.
La slealtà è come la morte, non ammette sfumature.
La sola differenza tra la fine di un amore e la fine di una vita è che, nel secondo caso, ci conforta il consolante pensiero che, dopo la morte, non sentiremo più niente.
La sola differenza tra la morte e le tasse è che la morte non peggiora ogni volta che si riunisce il Congresso.
La sola innocenza possibile è quella che ti fa scordare la terribilità della morte perché è anch’essa un atto della tua vita.
La solitudine significa anche: o la morte o il libro. Ma innanzi tutto significa alcol.
La somma potestà è la potestà del gladio, cioè della morte e della vita, ed in colui risiede nel quale si serba l'ultima appellazione della morte e della vita.
La speranza conforta il povero, le ricchezze l'avaro, la morte il misero.
La storia di un vivo è sempre tragica: finisce con la morte.
La suprema ironia della vita è che difficilmente se ne esce vivi.
La tradizionale versione apocalittica di una fine del mondo, con i suoi immani cataclismi che investono tutti, è anche rassicurante, perché permette di sovrastare l'angoscia della propria morte con l'immagine di una morte universale, di roghi e diluvi che bruciano e sommergono ogni cosa.
La tragedia della morte sta in questo, che trasforma la vita in destino.
La vecchiaia segue la giovinezza, e la morte la vecchiaia. Se uno non vuole morire, non vuole vivere.
La vendetta trionfa sulla morte, l'amore l'ignora, l'onore aspira a essa, il dolore le si protende, la paura l'anticipa.
La vera assenza di parola giunge con la morte. Morire è finire di chiacchierare.
La via del samurai è la morte. Quando sopraggiunge una crisi, davanti al dilemma tra vita o morte, è necessario scegliere subito la seconda.
La via del samurai è la morte: è necessario prepararsi alla morte dal mattino alla sera, giorno dopo giorno.
La vita debb’essere viva, cioè vera vita; o la morte la supera incomparabilmente di pregio.
La vita dei morti è riposta nel ricordo dei vivi.
La vita del puntuale è un inferno in cui si attende la morte, sperando che almeno lei sia in orario.
La vita di ogni uomo finisce nello stesso modo. Sono i particolari del modo in cui è vissuto e in cui è morto che differenziano un uomo da un altro.
La vita dimentica molti. La morte nessuno.
La vita e la morte confluiscono in uno e non c'è né evoluzione né destino, soltanto essere.
La vita e la morte fanno di noi quello che vogliono, l'unica carta che possiamo giocare è stabilire cosa vogliamo noi dalla vita e dalla morte.
La vita e la morte sono la stessa cosa, come le due facce della mano, il palmo e il dorso. Eppure il palmo e il dorso non sono la stessa cosa. Non possono essere separati, ma neppure mischiati.
La vita eterna è un nonsenso, l'eternità non è vita, la morte è la quiete a cui aspiriamo, vita e morte sono legate, chi reclama altro pretende l'impossibile e otterrà in ricompensa solo fumo.
La vita fugge e non s'arresta un'ora, e la morte vien dietro a gran giornate, e le cose presenti e le passate mi danno guerra, e le future ancora.
La vita in fondo cos'è? Solo l'attesa di qualcosa d'altro. E la morte l'unica cosa che possiamo essere sicuri che viene.
La vita livella tutti gli uomini. La morte rivela gli eminenti.
La vita non pensa che a riposarsi il più possibile in attesa della morte. La vita pensa solo a morire.
La vita non è giusta. È appena un filo più decente della morte, tutto qui.
La vita non è novità, ma rinnovamento. Innovare, se non è continuare, significa uccidere: il male e la morte sono i soli inizi assoluti permessi all'uomo.
La vita è complicata, la morte è semplice.
La vita è cosparsa di tanti triboli e può recare tanti mali che la morte non è il male peggiore.
La vita è così bella che la morte se ne innamora, un amore possessivo e geloso che afferra tutto quello che può.
La vita è così breve e il mestiere di vivere così difficile, che quando si inizia a impararlo, si deve già morire.
La vita è piacevole. La morte è pacifica. È la transizione che crea dei problemi.
La vita è piena di noie, solo la morte non lo è.
La vita è solo errore, e la morte è conoscenza.
La vita è un arco voltaico tra la culla e la morte.
La vita è un breve percorso che si svolge sotto l'incubo della morte.
La vita è un fatto casuale, non possiede né un senso né uno scopo. La morte è la conseguenza necessaria di un fatto casuale e non possiede, a propria volta, né un senso né uno scopo.
La vita è un sogno dal quale ci si sveglia morendo.
La vita è un supporto, non una ragione, la vita è necessaria, ma non è sufficiente: questa è la lezione che ci viene dai morti.
La vita è un'attesa, una lunga attesa durante la quale s’inganna il tempo fuggendo. Fuggendo dalla noia, dalla solitudine, dalla paura di morire, soprattutto da noi stessi.
La vita è una ciliegia, il nocciolo la sua morte e il ciliegio è l'amore.
La vita è una grande sorpresa. Non vedo perché la morte non potrebbe esserne una anche più grande.
La vita è una malattia cronica che può essere curata solo con la morte.
La vita, per i diffidenti e i timorosi, non è vita, bensì una morte costante.
La vita, senza il pensier della morte, senza, cioè, religione, senza quello che ci distingue dalle bestie, è un delirio, o intermittente o continuo, o stolido o tragico.
La vita, si direbbe, è fatta di recidive e anche la morte dev'essere una specie di recidiva.
Lamentarsi della morte è non accettar questa come naturale conseguenza della vita.
Lasciamo che i morti seppelliscano i morti, ma fin quando si è vivi, bisogna vivere ed essere felici.
Le campane rintoccano in modo molto diverso dal solito quando muore un caro amico.
Le cose muoiono senza avvisare e quando muoiono non resuscitano più. Inutile farsi illusioni.
Le creature vivono e poi muoiono, e a volte vivono bene, a volte male, ma muoiono sempre, e la morte è l'unica cosa che riduce ogni altra al minimo comun denominatore.
Le illusioni ci aiutano a vivere. Le delusioni, a morire.
Le industrie che producono ordigni di guerra e i laboratori che studiano e progettano strumenti portatori di stragi non sono frutto del progresso scientifico. Essi nascono dal connubio tra potere politico, cultura dell’odio e tecnologia di morte.
Le malattie sono le grandi manovre della morte.
Le persone che vivono intensamente non hanno paura della morte.
Le persone più vitali sono quelle che hanno maggior terrore della morte, e perciò costrette a sfuggirla e a rimuoverne l'incubo moltiplicano gli atti di vita e collocano in essi il senso del quale hanno bisogno.
Le persone, una volta morte, nella misura in cui continuano a vivere nella memoria tendono a diventare personaggi di fantasia.
Le scogliere della morte dell'uomo sono piene di desideri infranti nelle indecisioni!
Le statistiche hanno provato che la mortalità aumenta sensibilmente tra i militari nei periodi di guerra.
Le statistiche indicano la percentuale di nati morti. Trascurano la percentuale di morti vivi.
Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza per inseguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli sensati.
Lo scetticismo ci aiuta a vivere; il cinismo a morire.
Lo so che sto bevendo me stesso in una morte lenta, ma comunque non ho fretta.
Lontano o vicino ognuno l'aspetta la sua morte.
Ma badate bene, cittadini, che non sia questa la cosa più difficile, ossia sfuggire alla morte, ma che molto più difficile sia sfuggire alla malvagità. Infatti, la malvagità corre molto più veloce della morte.
Mai abbandonare la vita. C'è una via d'uscita da tutto, tranne dalla morte.
Mai come oggi gli uomini sono morti così silenziosamente e igienicamente e mai sono stati così soli.
Meditare tranquillamente sulla nostra morte importa solamente se siamo soli a meditare. La morte in due non è più la morte, anche per gli increduli. La cosa triste non è lasciare la vita, bensì lasciare ciò che le dà un senso. Quando un amore è la nostra vita, quale differenza c'è tra vivere insieme o morire insieme?
Meglio essere vigliacchi per un minuto che morti per il resto della vita!
Meglio lottare insieme che morire da soli.
Meglio morire combattendo per la libertà che vivere da schiavi.
Meglio soffrire che morire: è degli uomini il motto.
Meglio un vigliacco vivo che un coraggioso morto.
Meglio una morte onorata che una vita indegna: onore e salvezza vanno sempre di pari passo.
Meglio vivere ricchi, che morire ricchi.
Mentre siamo giovani l'idea della morte o del fallimento ci riesce intollerabile; non possiamo neanche a sopportare la possibilità del ridicolo.
Mi chiedi: "Per quale scopo ti fai un amico?" Per avere uno per cui poter morire, per avere uno da seguire in esilio, alla cui morte io possa oppormi con tutte le mie forze.
Mi disturba la morte, è vero. Credo che sia un errore del padreterno. Non mi ritengo per niente indispensabile, ma immaginare il mondo senza di me: che farete da soli?
Mi sento talmente immerso nell'umanità, talmente smarrito in un immenso universo, che non riesco più a commuovermi o a soffrire per la nascita o la morte di una creatura sola.
Mi spaventa una sola cosa della morte: l’esser pianto da chi mi vuole bene.
Molta gente muore a venticinque anni e non viene sepolta fino a quando ne ha settantacinque.
Molte persone hanno così tanta paura di morire da non riuscire a vivere.
Molti di noi muoiono senza aver suonato la propria musica... Noi dovremmo provare ad uscire dai nostri ambiti confortevoli e fare le cose di cui siamo capaci.
Molto peggio della morte è giungerci soffrendo.
Monotonia, noia, morte. Milioni di uomini vivono in questo modo, senza saperlo. Lavorano negli uffici. Guidano una macchina. Fanno picnic con la famiglia. Allevano bambini. Poi interviene una cura “urto”, una persona, un libro, una canzone, che li sveglia, salvandoli dalla morte.
Montale direbbe che molta gente non teme la morte perché lo è già morta.
Morendo, spesso si cambia solo il nostro tipo di anonimato.
Moriamo a ogni ora; e nella più dolce sorte ogni istante di vita è un passo verso la morte.
Moriamo peggiori di quando siamo nati. La colpa è nostra, non della natura.
Moriamo soltanto quando non riusciamo a mettere radice negli altri.
Moriamo tutti. Si tratta di riuscire a godere del viaggio.
Morire a sessanta o a ottant'anni è più duro che a dieci o a trenta. L'assuefazione alla vita, ecco la difficoltà. Perché la vita è un vizio. Il più grande che ci sia. Il che spiega perché si faccia tanta fatica a sbarazzarsene.
Morire bene significa sfuggire al pericolo di vivere male.
Morire con fierezza, se non è più possibile vivere con fierezza.
Morire di fame è assai meno doloroso che morire di non libertà.
Morire difendendo i diritti degli altri è la fine più nobile e bella di un essere umano.
Morire gloriosamente è meglio che salvarsi.
Morire non deve essere particolarmente difficile. Bene o male, prima o poi, ci riescono tutti.
Morire non è nulla; non vivere è spaventoso.
Morire non è un dispiacere. Diventare inutile, quello sì è un dispiacere.
Morire non è una condanna; morire è, finalmente, essere assolti.
Morire per la patria non è una triste sorte, è conquistare l'immortalità con una bella morte.
Morire per la propria fede è il peggior uso che un uomo possa fare della sua vita.
Morire per qualche d’uno o per qualche cosa, va bene, è nell’ordine; occorre però sapere o, per lo meno, esser certi che qualcuno sappia per chi o per che si è morti.
Morire sarà una sgradevole grande avventura.
Morire sarà, su per giù, come quando su una vetrina una saracinesca s'abbassa.
Morire è dispersivo. Specie se ti seppelliscono in una tomba di famiglia.
Morire è essere totalmente altri. Per questo il suicidio è vigliaccheria; è offrirci completamente alla vita.
Morire è facile, prima o poi ci riescono tutti.
Morire è la condizione stessa dell'esistenza. In ciò mi rifaccio a tutti coloro che hanno detto che è la morte a dar senso alla vita proprio sottraendole tale senso. Essa è il non-senso che dà un senso negando questo senso.
Morire è passività, ma uccidersi è atto.
Morire è ricongiungersi con ciò che è perfetto.
Morire è solo un modo particolarmente esatto di invecchiare.
Morire è soltanto cessare di vivere e sbrigare la cosa una volta per tutte.
Morire è tremendo, ma l’idea di morire senza aver vissuto è insopportabile.
Morire è un'arte, come qualsiasi altra cosa. Ci riesco particolarmente bene.
Morire è un'avventura nei profondi abissi dell'inconscio e del subconscio, un viaggio verso la più lontana delle supernove e, al contempo, verso il più profondo dei fondali marini.
Morire è una delle poche cose che si possono fare facilmente stando sdraiati.
Morire è una vera stronzata. Darei la vita per non morire.
Morire, caro il mio dottore, è l'ultima cosa che farò!
Morire. Non fosse che per fregare l'insonnia.
Morire: cessare improvvisamente di peccare.
Morire: opportunità postuma di far parlare di sé.
Morrai non perché sei malato, ma perché vivi. Ciò ti attende anche da sano, guarendo sfuggirai non alla morte ma alla malattia.
Morte e sonno gemelli.
Morte è quanto vediamo stando svegli, sonno quanto vediamo dormendo.
Morte, amica sincera e carissima dell'uomo. La sua immagine non solo non ha per me nulla di terrificante, ma mi appare addirittura molto tranquillizzante e consolante! E ringrazio il mio Dio di avermi concesso la fortuna di procurarmi l'occasione di riconoscere in essa la chiave della nostra vera felicità.
Morte, l'unica delle mie avventure che non commenterò.
Morte. La più implacabile delle malattie ereditarie.
Morte... è l'unica cosa che non siamo riusciti a volgarizzare del tutto.
Morte: il piacere di fare un viaggio senza valigie.
Morte? Perché tutto questa preoccupazione della morte. Usa la tua immaginazione, prova a visualizzare un mondo senza morte! La morte è la condizione essenziale della vita, non un male.
Morì con tanta bravura che sembrò non avesse fatto altro in vita sua.
Muoio avendo vissuto una vita di cui si potrebbe esser paghi, ma non fieri.
Muore due volte chi muore per volontà altrui.
Muore giovane chi è caro agli dei.
Nascendo moriamo, e la fine pende su di noi fin dall'inizio.
Nasciamo diversi, moriamo uguali.
Nascita e morte son le due più nobili manifestazioni di coraggio.
Nascita, vita e morte, tutte hanno avuto luogo nel lato nascosto di una foglia.
Nei confronti di se stesso ogni uomo è immortale, egli può sapere che sta per morire, ma non saprà mai che è morto.
Nel mio mondo, la parola compromesso è sinonimo di vita. E dove c'è vita ci sono compromessi. Il contrario di compromesso non è integrità e nemmeno idealismo e nemmeno determinazione o devozione. Il contrario di compromesso è fanatismo, morte.
Nel momento della morte riemergono tutte le virtù che l'uomo ha praticato, la forza e la pace di cui ha fatto provvista.
Nel nostro tempo si è proibito il tema della morte come nel secolo scorso quello del sesso.
Nell'arco di settant'anni la morte arriverà a compimento. In ogni istante continui a morire, e alla fine morirai davvero.
Nell'assoluta indifferenza verso la vita e la morte di ognuno di noi, si cela forse il pegno della nostra salvezza eterna, dell’incessante moto della vita sulla terra, dell’ininterrotta perfezione.
Nella dimensione del cosmo e nel tragitto della storia siamo insignificanti, dopo la nostra morte tutto continua uguale.
Nella morte non c'è niente di triste, non più di quanto ce ne sia nello sbocciare di un fiore. La cosa terribile non è la morte, ma le vite che la gente vive o non vive fino alla morte.
Nella morte vi sono molti più incontri che separazioni.
Nella vita c'è qualcosa di triste. È difficile dire cosa. Non intendo i dolori che tutti conosciamo, come le malattie e la miseria e la morte. No, è qualcosa di diverso. È qui dentro, qui dentro, fa parte di noi come il respiro.
Nella vita c’è la morte, nella morte c’è la vita.
Nella vita l'unica cosa certa è la morte, cioè l'unica cosa di cui non si può sapere nulla con certezza.
Nessun eroe è mortale finché non muore.
Nessun giovane crede che morirà mai.
Nessun rimedio è all'altezza della morte.
Nessuno confidi nella buona fortuna finché, nel giorno della sua morte, la vita non gli sia apparsa come un ricordo senza dolore.
Nessuno contesta il diritto di ognuno a disporre della sua vita, non vedo perché gli si debba contestare il diritto a scegliere la propria morte.
Nessuno dovrebbe temere la morte. La morte è inevitabile per ogni essere umano. Ma e sapremo morire sorridendo, entreremo in una vita nuova.
Nessuno muore del tutto, resta qualcosa di vivo che sta vicino a noi per farci compagnia.
Nessuno può chiamarsi uomo se prima non conosce la morte.
Nessuno può sfuggire né alla morte né all'amore.
Nessuno si uccide. La morte è destino. Non si può che augurarsela.
Nessuno è così favorito da non avere accanto a se, al momento della morte, qualcuno che gioisca del triste evento.
Nessuno è così vecchio che non possa vivere un altro anno, né così giovane che non possa morire oggi.
Nessuno, dinanzi alla giustizia o al nemico deve star lì a escogitare i mezzi per sfuggire, a tutti i costi, alla morte.
Niente può nuocere ad un uomo buono, né in vita né dopo la morte.
Niente è sicuro fuorché la morte.
Noi ci consoliamo delle sofferenze della vita pensando alla morte, e della morte pensando alle sofferenze della vita.
Noi diciamo la morte per semplificare, ma ce ne sono quasi quante le persone.
Noi dovremmo piangere per gli uomini alla loro nascita, non alla loro morte.
Noi moriamo soltanto quando non riusciamo a mettere radice in altri.
Noi non corriamo, verso la morte, fuggiamo la catastrofe della nascita, ci affanniamo, superstiti che cercano di dimenticarla. La paura della morte è solo la proiezione nel futuro di una paura che risale al nostro primo istante.
Noi non lottiamo per la morte, ma per la vita.
Noi non moriamo perché dobbiamo morire; moriamo perché un giorno, e non così tanto tempo fa, la nostra consapevolezza è stata forzata a considerarlo necessario.
Noi non siamo che pedine degli scacchi, che son facili a muoversi proprio come il Grande Giocatore di scacchi ordina. Egli ci muove sulla scacchiera della vita avanti e indietro e poi in scatole di Morte ci rinchiude di nuovo.
Noi non siamo nati per morire. Ma per vivere anche nell'umanità. Nessuno è eterno quaggiù, ma ognuno di noi concorre, sia pure in minima parte, al progresso del mondo.
Noi tendiamo alla morte, come la freccia al bersaglio, e mai falliamo la mira.
Noi tutti siamo rassegnati alla morte: è alla vita che non siamo rassegnati.
Noi, più che la morte, temiamo il pensiero della morte.
Non abbiamo tanto paura della malattia e della morte, quanto della noia, della sensazione di non saper che cosa fare del nostro tempo, della sensazione di non divertirci.
Non amare per paura di soffrire è come non vivere per paura di morire.
Non avere paura della morte, fa meno male della vita.
Non battiamo la morte vivendo più a lungo, ma vivendo bene e pienamente, perché ella verrà per tutti noi.
Non bisogna temere gli dei; la morte non ci deve insospettire; il bene si trova facilmente, il male difficilmente si sopporta.
Non c'è da aver paura della povertà né dell'esilio, né del carcere, né della morte. Si deve aver paura della propria paura.
Non c'è niente che sappia di morte più del sole in estate, della gran luce, della natura esuberante. Tu fiuti l'aria e senti il bosco e ti accorgi che piante e bestie se ne infischiano di te. Tutto vive e si macera in se stesso. La natura è la morte.
Non c'è ordine nel mondo salvo quello imposto dalla morte.
Non c'è peggiore disgrazia che morire soli.
Non c'è spazio per la morte.
Non c'é nulla che allo stesso tempo abbia così tanta e così poca influenza su un uomo quanto la sua morte.
Non cercare la morte. La morte ti troverà. Cerca piuttosto la strada che rende la morte un compimento.
Non ci si preoccupa mai abbastanza della nascita e della morte, ma solo di rendere divertente ciò che sta in mezzo.
Non ci si prepara alla morte. Ci si distacca dalla vita.
Non ci si uccide per amore di una donna. Ci si uccide perché un amore, qualunque amore, ci rivela nella nostra nudità, miseria, inermità, amore, disillusione, destino, morte.
Non credo che la morte porterà differenze sostanziali nella mia vita privata.
Non c’è niente di più errato del ritenere la morte simile al sonno. Perché dovrebbe esserlo se la morte non assomiglia al sonno? L’essenza del sonno è il destarsi da esso, ma dalla morte non ci si desta.
Non esistono prove conclusive della continuazione della vita dopo la morte. Ma non esistono neppure prove contrarie. Ben presto lo saprai. Quindi perché agitarti?
Non ho mai capito chi dice la morte è normale, la morte è logica, tutto finisce quindi anch'io finirò. Io ho sempre pensato che la morte è ingiusta, la morte è illogica, e non dovremmo morire dal momento che si nasce.
Non ho paura della morte in sé e per sé, mi spaventa la morte in sé per me.
Non ho paura della morte ma ho paura dell'amore.
Non ho paura della morte, ma di morire.
Non ho paura di morire, ma mi scoccia da matti. Mi scoccia che un giorno non ci sarò più. Mi dispiace andarmene da qui. Ma non è paura, è semplicemente fastidio. Morire è una vera stronzata. Darei la vita per non morire.
Non importa morire presto o tardi, ma morire bene o male; morire bene significa sfuggire al pericolo di vivere male.
Non mi piace che si finga di sprezzar la morte; la legge principale è saper sopportare quanto è inevitabile.
Non muoio neanche se mi ammazzano!
Non pensare con disdegno alla morte, ma guarda ad essa con favore; perché anche la morte è una delle cose che vuole la Natura.
Non penso alla morte perché sono troppo occupato a vivere.
Non perché sei proprietario di molti beni avrai il diritto di chiamarti felice: più giustamente merita il nome di felice colui che sa come fare un saggio uso dei doni di Dio e far fronte alla cruda povertà, e che teme il disonore più della morte.
Non perdo mai occasione d'imparare a morire; il più gran timor ch'io abbia della morte è di temerla.
Non possiamo ingannare la morte ma possiamo farle fare così tanta fatica che quando arriverà a prenderci saprà di avere ottenuto una vittoria altrettanto perfetta della nostra.
Non possiamo permettere che una cosa inevitabile come la morte ci impedisca di goderci la vita.
Non possiamo prevedere in modo credibile ogni sventura o fortuna. Sappiamo bene che ogni guerra può finire con la nostra morte o con l’annuncio della pace, ogni malattia prevede una guarigione o altra sofferenza, ogni notte di viaggio ci fa sognare una tempesta o una locanda.
Non provare pietà per i morti. Prova pietà per i vivi e soprattutto per coloro che vivono senza amore.
Non puoi evitare la morte, ma puoi scegliere come arrivare al capolinea ed è tutto ciò che un uomo possa sperare.
Non puoi sapere dove ti attenda la morte: perciò aspettala dovunque.
Non sapendo come cavarsela, la natura ci fa morire.
Non sapendo dove la morte ci attenda, attendiamola dappertutto. La premeditazione della morte è premeditazione della libertà. Chi ha imparato a morire ha disimparato a servire.
Non sarà che tutti muoiono perché è gratis?
Non si muore. Si cessa soltanto di vivere.
Non si può ancora morire mentre ti agiti inerte. Aggrappati all'ultima azione che ancora puoi fare: non devi fallire la morte.
Non si può giudicare la bellezza della vita se non da quella della morte.
Non si può scegliere come nascere, ma si può scegliere come morire.
Non si vedono comete quando muoiono poveri mendichi; i cieli stessi annunciano col fuoco la morte dei potenti.
Non si è morti fin quando si desidera sedurre ed essere sedotti.
Non siamo nati per lavorare incessantemente, carichi di rabbia, senza fermarci mai, con la sensazione che ci manchi qualcosa, come se avessimo buttato via la nostra vita, mentre ci affrettiamo verso la morte in preda a un senso di inadeguatezza.
Non temere né la prigione, né la povertà, né la morte. Temi la paura.
Non temete tanto la morte, ma più una vita inadeguata.
Non ti preoccupare della morte, quando ci arrivi, perché non lascia impronte.
Non v'e rimedio per la nascita e la morte, salvo godersi l'intervallo.
Non v'è rimedio per la nascita e la morte salvo godersi l'intervallo.
Non vi sarà pace durevole né nel cuore degli individui né nei costumi della società sin quando la morte non verrà posta fuori legge.
Non vivere con la paura di morire, ma muori con la gioia di aver vissuto.
Non voglio e non posso figurarmi un individuo che sopravviva alla sua morte corporale: quante anime deboli, per paura e per egoismo ridicolo, si nutrono di simili idee!
Non vorrei morire perché ho paura dell´inferno... perché amo il mio peccato!
Non è certo necessario avere un animo molto elevato per capire che quaggiù non c'è vera e durevole soddisfazione, che tutti i nostri piaceri sono solo vanità, che i nostri mali sono infiniti e che da ultimo la morte, che ci minaccia ad ogni istante, nel giro di pochi anni ci porrà nell'orribile necessità di essere per sempre annientati o infelici.
Non è che ho paura di morire, solo che non voglio esserci quando accadrà.
Non è facile vivere dopo morti.
Non è importante il modo in cui in uomo muore, ma quello in cui vive: l'atto di morire non è importante, dura così poco.
Non è la morte, ma il morire, che è terribile.
Non è mica la morte che importa, è la tristezza, è la malinconia. Lo stupore. Le poche buone persone che piangono nella notte. La poca buona gente.
Non è morire per la fede che è così difficile, è vivere per essa.
Non è necessario morire per gli altri, ma vivere per gioire assieme.
Non è possibile sentirsi vivi senza essere consapevoli che si deve morire.
Non è prendendo in giro la vita che si ottiene la felicità. È solo attraverso la rinuncia spontanea e la rassegnazione alla perdita che ci prepariamo alla morte e che otteniamo un minimo di felicità.
Non è un disonore morire perseguendo uno scopo, anche se futile, mentre lo è lasciarsi vincere accettando la sconfitta.
Non è ver che sia la morte il peggior di tutti i mali, è un sollievo de' mortali che son stanchi di soffrir.
Nonostante tutto io ancora credo che la gente sia davvero buona nel proprio cuore. Io semplicemente non posso costruire le mie speranze su basi fatte di confusione, infelicità e morte.
Notare nei cimiteri il grande rispetto della morte da parte di gente che non ha rispetto per la vita.
Nulla possiamo dire "nostro" eccetto la morte.
Nulla è da temere da uomo che pensi abitualmente alla morte.
Né il fuoco né il vento, nascita o morte possono cancellare i nostri buoni propositi.
Né il sole né la morte si possono guardare fissamente.
Né visita di morto senza riso, né sposalizio senza pianto.
O morte, vecchio capitano, è ora! Leviamo l'ancora!
Ogni attimo nuovo di vita è un diritto di più di rifiuto alla morte.
Ogni danno lascia dispiacere nella ricordazione, salvo che 'l sommo danno, cioè la morte che uccide essa ricordazione insieme colla vita.
Ogni essere che muore è un martire, un testimone dei limiti di questa realtà, è uno che ne ha sofferto.
Ogni fenomeno che concerne l'universo umano la crescita, l'amore, la creatività si deve confrontare col suo lato oscuro, con la sua morte, per scoprire che, forse, ciò che ci limita e ci tradisce è anche ciò che ci determina e ci svela.
Ogni mattina e ogni sera dovremmo continuamente pensare alla morte, sentendoci già morti da sempre; in tal modo, saremo liberi di muoverci in ogni situazione.
Ogni morte d'uomo mi diminuisce, perché io partecipo all'umanità. E così non mandare mai a chiedere per chi suona la campana: essa suona anche per te.
Ogni oggetto sopravvissuto al Passato è prezioso perché porta in sé un'illusione di eternità. Perché rappresenta una vittoria sul Tempo che logora e appassisce e uccide, una sconfitta della Morte.
Ogni passo nella vita è un passo verso la morte.
Ogni uomo crede che tutti gli uomini sono mortali, tranne lui.
Ogni uomo nasce come molti uomini e muore come uno solo.
Ogni volta che trascorro del tempo con una persona che sta morendo trovo in effetti una persona che vive. Morire è il processo che inizia pochi minuti prima della morte, quando il cervello viene privato dell'ossigeno; tutto il resto è vivere.
Ogniqualvolta muore un uomo, è un universo intero a venire distrutto. Ce ne rendiamo conto non appena ci identifichiamo con quell'uomo.
Ognuno deve morire, è vero, ma io ho sempre pensato che sarebbe stata fatta un'eccezione nel mio caso. E ora, che succede?
Ognuno è dispiaciuto di morire ma nessuno è dispiaciuto di essere morto.
Ognuno, sin dalla nascita, si porta dentro la propria morte.
Onorevole è il suicidio nel momento in cui la malattia rende la morte preferibile alla vita.
Ormai mi incuriosisce di più morire. Mi rincresce solo che non potrò scriverne.
Pare impossibile; ma c'è al mondo certa gente che riesce a morire, sebbene non sia mai stata viva.
Parlare di morte è come parlare di denaro, noi non sappiamo né il prezzo né il valore.
Peccato che per andare in paradiso si debba salire sul carro funebre.
Pensa a chi vuoi, giovani, vecchi, uomini maturi: li troverai ugualmente timorosi della morte, ugualmente ignari della vita.
Penso che se voi o io dovessimo scegliere tra due linee di azione o di pensiero dovremmo ricordare la nostra morte e quindi cercare di vivere... in modo che la nostra morte non arrechi piacere al mondo.
Pentimenti sul passato, noia del presente, e timor del futuro; ecco la vita. La sola morte, a cui è commesso il sacro cangiamento delle cose, promette pace.
Per gli uomini buoni la morte è preferibile a una cattiva fama: l'una, infatti, è la fine della vita, mentre l'altra è una malattia per la vita.
Per i cattolici la morte è una promozione.
Per l'umanità l'acqua è una forza di cambiamento sociale: una preziosa risorsa della quale far tesoro, da proteggere e usare saggiamente, perché l'alternativa è la privazione, la malattia, il degrado ambientale, il conflitto e la morte.
Per metà degli uomini la morte arriva prima di diventare creature razionali.
Per poter ben morire bisogna avere imparato a ben vivere.
Per quanto pacifici siano i tempi, la morte è il supremo movente per i samurai. Se un samurai temesse la morte, o la scansasse, in quello stesso istante cesserebbe di essere un samurai.
Per rispetto alla bontà e all'amore, l'uomo ha l'obbligo di non concedere alla morte il dominio sui propri pensieri.
Per trovare il senso della vita non c'è niente come morire.
Per tutti i mortali morire è un dovere.
Per una mente ben organizzata la morte non è che una nuova, grande avventura.
Per uno che viene sepolto vivo ce ne sono cento altri che penzolano sulla terra, pur essendo morti.
Perché aver paura della morte? È la più bella avventura della vita!
Perché dovevo andare a scuola? Perché il mondo funzionava cosí? Nasci, vai a scuola, lavori e muori. Chi aveva deciso che quello era il modo giusto? Non si poteva vivere diversamente? Come gli uomini primitivi?
Perché il mondo io non lo considero come un ostello, ma un ospedale; non un posto per vivere ma per morire.
Perché temere la morte? Essa ci è eppure sempre vicina.
Perché temi il tuo ultimo giorno? Esso non contribuisce alla tua morte più di ciascuno degli altri.
Piangendo non richiamerai i morti dall'oltretomba.
Piangi meno tristemente per un morto, ché ora riposa, ma la vita dello stolto è peggiore della morte.
Più assurda è la vita, meno sopportabile è la morte.
Poche cose sono più facili che vivere male e morire bene.
Pochi sono gli uomini che sanno andare a morte con dignità, e spesso non quelli che ti aspetteresti.
Pochi uomini desiderano veramente di morire; ma infiniti vorrebbero non esser mai nati.
Poiché gli animali non sanno di dover morire, nei loro occhi c'è l'eternità o almeno la felicità.
Poiché gli uomini non sono riusciti a guarire dalla morte, dalla miseria e dall'ignoranza, hanno deciso di essere felici non pensandoci.
Poiché, dunque, l'anima è da ritenersi mortale, la morte è un nulla per noi e non ci tocca per nulla.
Possiamo morire solo se amiamo.
Posso morire quando voglio: questo è il mio elisir di vita.
Poter gestire la propria morte è come poter gestire la propria vita in quanto ci dà la misura del nostro io.
Prega perché la tua solitudine ti spinga a cercare qualcosa per cui vale la pena vivere, e grande abbastanza in nome del quale morire.
Prima che un errore fondamentale, la vita è una mancanza di gusto cui né la morte né la poesia stessa riescono a porre rimedio.
Prima del nostro arrivo niente mancava al mondo; dopo la nostra partenza, niente gli mancherà.
Prima di diventare vecchio ho cercato di vivere bene, ora che sono vecchio cerco di morire bene: a morire bene significa morire volentieri.
Prima di morire voglio sentire l'urlo di una farfalla.
Proprio come sceglierò la mia nave quando mi accingerò ad un viaggio, o la mia casa quando intenderò prendere una residenza, così sceglierò la mia morte quando mi accingerò ad abbandonare la vita.
Può capitare che già poco tempo dopo noi rimpiangiamo la morte dei nostri nemici e oppositori quasi come quella dei nostri amici: quando sentiamo la loro mancanza come testimoni dei nostri splendidi successi.
Qualcuno va incontro alla morte pieno d'ira: solo chi vi si è preparato a lungo, ne accoglie lieto l'arrivo.
Quale amico è il vostro, per cercarlo nelle ore della morte? Cercatelo sempre nelle ore di vita. Poiché lui può colmare ogni vostro bisogno, ma non il vostro vuoto.
Quali sono coloro che meno temono la morte? Quei che meno agiati si ritrovano in questo mondo.
Quando abbiamo imparato a vivere, moriamo.
Quando abbiamo perso tutto, inclusa la speranza, la vita diventa una disgrazia e la morte un dovere.
Quando arrivi a disprezzare la morte, avrai vinto tutte le paure.
Quando arrivò la sua ora, era già morto da un pezzo.
Quando giunge la morte, la grande riconciliatrice, non è mai della nostra tenerezza che ci pentiamo, ma della nostra severità.
Quando io crederò imparare a vivere, e io imparerò a morire.
Quando la morte si presenta con la sua vera faccia, scarna e truculenta, non la si considera senza timore. Ma quando, per burlarsi degli uomini che si vantano di burlarsi di lei, avanza camuffata allora siamo presi da un terrore senza fondo.
Quando la morte è vicina e destinata ad arrivare in ogni caso, richiede una fermezza d'animo tenace che è piuttosto rara e la può dimostrare solo il saggio.
Quando la vita è una continua paura la cosa migliore è morire.
Quando le persone muoiono, i loro sogni volano in cielo come lucciole.
Quando morirai andrai in cielo ma io non sono d’accordo, forse il cielo è un posto bellissimo ma io vivo qui e la realtà è quella che ho davanti agli occhi.
Quando moriremo andremo sicuramente in Paradiso, perchè l'Inferno l'abbiamo già vissuto qui.
Quando morto sarò una sera, nessuno mi piangerà, non rimarrò sottoterra, son vento di libertà.
Quando muore il corpo sopravvive quello che hai fatto, il messaggio che hai dato.
Quando muore qualcuno dei nostri sogni, muore una parte di noi stessi.
Quando muore una persona cara, alla donna si addice piangere, agli uomini il ricordare.
Quando non si ha immaginazione, morire è poca cosa, quando se ne ha, morire è troppo.
Quando pensiamo con orrore alla morte, la consolazione più sicura ed efficace che ci è data è sapere che essa ha almeno questo di buono, che è la fine della vita.
Quando sappiamo che un uomo si prepara a morire siamo buoni con lui, lo amiamo. E allora come possiamo non amare tutti, dato che sappiamo che ognuno si prepara?
Quando sarò morto, spero che si dirà, i suoi peccati erano scarlatti, ma i suoi libri sono stati letti.
Quando sei nato, tu piangevi, e tutti intorno a te sorridevano. Il giorno in cui morirai, spera che tutti intorno a te piangano, e che tu sia l’unico a sorridere.
Quando sei triste e vuoi morire, pensa a tutte le persone che devono morire e che invece vorrebbero vivere.
Quando si ha di fronte la possibilità di una morte prematura, ci si rende conto che la vita vale la pena di essere vissuta e che ci sono innumerevoli cose che si vogliono fare.
Quando si muore si ha ben altro da fare che di pensare alla morte.
Quando si è alla fine della vita, morire significa partire; ma quando si è al principio di essa, partire vuol dire morire.
Quando si è vecchi, si ha dinanzi a sé soltanto la morte, mentre quando si è giovani si ha davanti la vita; sennonché ci si può chiedere quale dei due casi sia il più inquietante, e se tutto sommato la vita non sia qualcosa che è meglio avere dietro di sé che davanti.
Quando siamo nati abbiamo perso quanto perderemo con la morte: tutto.
Quando un uomo muore, non viene strappato un capitolo dal libro, ma viene tradotto in una lingua migliore.
Quando uno muore, per lui la faccenda è molto reale; per gli altri, solo una disgrazia o un ingombro da levar di torno. e per questo c'è il cimitero.
Quando vanno al patibolo col sorriso, quello è il momento di mandare in pezzi la falce della morte.
Quando verrà l'ora di morire non voglio perderne neanche un attimo: si muore una volta sola.
Quanto pesa un corpo che è stato attraversato dalla morte. La vita è leggera, non bisogna permettere a nessuno di renderla greve.
Quanto rimane, è un destino di cui solo la conclusione è fatale. All'infuori di questa unica fatalità della morte, tutto, gioia o fortuna è libertà, e rimane un mondo, di cui l'uomo è il solo padrone.
Quanto spesso gli uomini sono stati allegri poco prima di morire!
Quanto v'è di certo nella morte è un po' mitigato da quanto v'è d'incerto: è un indefinito nel tempo, che ha in sé qualche cosa dell'infinito e di ciò che chiamiamo eternità.
Quasi tutti gli uomini muoiono dei loro rimedi, non delle loro malattie.
Quattro questioni ultime sono alquanto pertinenti alla psicoterapia: la morte, la solitudine, il significato della vita e la libertà.
Quelle stesse cose che danno senso alla vita danno senso anche alla morte.
Quelli che ci hanno lasciato non sono assenti, sono invisibili, tengono i loro occhi pieni di gloria fissi nei nostri pieni di lacrime.
Quelli che soffrono per amore, amano ancor di più; morire d'amore è vivere.
Quello che pensiamo della morte ha importanza solamente perché la morte non ci fa pensare alla vita.
Quello che veramente fa soffrire non è morire ma sapere di dover morire.
Quello di cui ho paura non è la morte, ma la solitudine.
Questi i cinque pericoli del combattente: essere troppo pronto a morire, troppo preoccupato di vivere, troppo portato dall’ira, troppo attaccato all’onore, troppo emotivo.
Raramente, salvo che nei libri, i morenti pronunciano parole memorabili, hanno delle visioni o si spengono con volti beatificati. Coloro che hanno assistito alla dipartita di molte anime, sanno che la fine viene con la naturalezza e la semplicità quasi del sonno.
Requisito essenziale per la grandezza di un artista è la sua morte.
Respingo la morte a furia di vivere, soffrire, sbagliare, rischiare, dare e perdere.
Ribellati, sputa vita dove si fa largo la morte.
Ricordati: medita la vita di fronte alla morte. Vedrai quanti pregiudizi, quante paure, quante viltà svaniranno in faccia alle croci: di quell'esosissimo giogo di delitti contro-coscienza complici sono i vivi, liberatori i morti.
Ricordiamo il vecchio adagio: si vis pacem, para bellum: se vuoi conservare la pace preparati alla guerra. Sarebbe ora di modificare questo adagio e di dire: si vis vitam, para mortem: se vuoi poter sopportare la vita, disponiti ad accettare la morte.
Rifiutare la morte significa rifiutare la vita.
Rifiutarsi di amare per paura di soffrire è come rifiutarsi di vivere per paura di morire.
Rifiuto di rinunciare a me stesso e rassegnarmi. Un uomo rassegnato è un uomo morto prima di morire, ed io non voglio essere morto prima di morire. Non voglio morire da morto! Voglio morire da vivo!
Rimpiango le follie che non ho fatto, rimpiango di aver smesso di fumare e bere Margarita, di essere vegetariano e di essermi ammazzato di attività fisica. Morirò comunque, ma in forma smagliante.
Riposare a fianco di coloro che si amano, è la più piacevole prospettiva che si possa ideare, se ci si spinge col pensiero oltre la vita. "Ricongiungersi ai propri cari" è un'espressione tanto dolce!
Rubinetti che gocciolano, scoregge di passione, pneumatici bucati sono tutte cose più tristi della morte.
Salvo complicazioni, morirà.
Sapere che si è mortali significa in realtà morire due volte, anzi, tutte le volte che si sa di dover morire.
Sappiamo di dover morire ma non ci crediamo.
Sappiamo di dover morire, ma l'istinto di conservazione ci consiglia di dimenticarlo.
Sarai completamente in pace con il tuo nemico solo quando morirete entrambi.
Sbagliamo a temere l'ultimo giorno: ogni giorno concorre in egual misura alla morte.
Scoprii che più amara della morte è la donna, che è come il laccio dei cacciatori, il suo cuore è come una rete, le sue mani funi.
Se ci siamo noi la morte non c'è, quando noi non ci siamo più non c'è più neanche la morte.
Se dovessi scegliere tra la vita e la morte, perchè non esiste vita senza di te, di sicuro sceglierei la morte prima che mi scelga lei.
Se dovete temere qualcosa, fate in modo che non sia la morte, bensì il torpore della mente.
Se fare il ragazzo significa imparare a vivere allora fare l'adulto significa imparare a morire.
Se hai paura della morte, non ascoltare il tuo cuore battere la notte.
Se hai paura di morire, non sarai in grado di vivere.
Se il lamentarsi non risuscita nessuno, se il soffrire non muta una sorte immobile e fissa per l’eternità e la morte non ha mai mollato quel che si è preso, cessi un dolore in pura perdita.
Se invece che dalla paura ci lasciassimo prendere dalla curiosità, morire sarebbe soltanto un modo per soddisfarla.
Se io muoio non piangere per me, fai quello che facevo io e continuerò vivendo in te.
Se la gente non dovesse lavorare per procurarsi il pane, tutti passerebbero il tempo a lamentarsi per la propria morte, e la vita sarebbe un unico gran funerale.
Se la morte avesse solo lati negativi, morire sarebbe un atto impraticabile.
Se la morte non fosse una forma di soluzione, i viventi avrebbero trovato un modo qualsiasi di aggirarla.
Se la morte è assenza totale di sensazioni, come se si dormisse un sonno senza sogni, oh, essa sarebbe un guadagno meraviglioso.
Se la morte è così attaccata alla vita non è per necessità biologica, ma per invidia.
Se la morte è il risveglio, la vita è un sogno.
Se la morte è un'entità e non una condizione, allora bisogna dire che sa bene come impedirti di dimenticare qualcosa.
Se la paura della morte è, in effetti, un'evidenza, altrettanto evidente è che questa paura, per quanto grande sia, non è mai stata in grado di contrastare le passioni umane.
Se la paura guardasse la vita, vi scorgerebbe soltanto la morte.
Se la vita non deve essere presa troppo seriamente, la morte neppure.
Se le persone che amiamo muoiono, sono perdute solo per i nostri sensi ordinari. Se ricordiamo, possiamo ritrovarli in ogni momento con i nostri cento sensi segreti.
Se nella vita siamo circondati dalla morte, così anche nella salute dell'intelletto siamo circondati dalla follia.
Se non fosse la morte, quasi non sarebbe poesia nella vita.
Se non hai ragione per vivere non trovarne una per morire.
Se non morissimo, non saremmo in grado di apprezzare la vita così come facciamo.
Se non sapete morire, non preoccupatevene; la natura vi istruirà sul momento, in modo completo e sufficiente; essa compirà a puntino questa operazione per voi; non datevene voi la briga.
Se non si sa cos'è la vita, come si può sapere cos'è la morte?
Se non si vive al momento giusto, non si può nemmeno morire al momento giusto.
Se prendo la morte nella mia vita, la riconosco, e l'affronto a viso aperto, mi libererò dall'angoscia della morte e dalla meschinità della vita, e solo allora sarò libero di diventare me stesso.
Se sei aperto alla vita, sarai aperto alla morte. Se sei chiuso alla vita, sarai chiuso alla morte.
Se sei consapevole della morte, essa non arriverà come una sorpresa, non ne sarai preoccupato. Percepirai che la morte è esattamente come cambiarsi d’abito e, di conseguenza, in quel momento riuscirai a mantenere la tranquillità mentale.
Se sei triste e vorresti morire, pensa a chi sa di morire e vorrebbe vivere.
Se si potesse scontare la morte dormendola a rate!
Se si sfrega a lungo e fortemente le dita di una mano sul dorso dell'altra e poi si annusa la pelle, l'odore che si sente, quello è l'odore della morte.
Se temo la morte vuol dire che la vita mi è ancora vicina, disperata più di me.
Se tutti gli uomini fossero ragionevoli, non ci sarebbero fra loro che i mali naturali e inevitabili, quali le malattie, la vecchiaia e la morte.
Se un uomo non ha scoperto nulla per cui vorrebbe morire, non è adatto a vivere.
Se un uomo è in grado di colmare la distanza tra la vita e la morte, se è in grado di vivere anche dopo la sua morte, allora forse è stato un grande uomo.
Se uno non vuole morire, non vuole vivere: la vita ci è stata data con la condizione della morte; noi avanziamo verso di essa.
Se vuoi sapere qualcosa di un uomo devi aspettare che muoia e che te lo dica una donna.
Se vuoi vivere, vuoi anche morire; oppure non capisci che cos'è la vita.
Secondo l'ordine naturale delle cose nessuno muore ad un tratto, ma la natura ci distacca essa medesima dalla vita come un frutto maturo; ed è sì valente in questa bisogna che spesso ce ne infastidisce per modo da farci anelare alla morte come ad una dolcezza.
Sembriamo credere di poter sconfiggere la morte seguendo le regole dell'aver buona cura di noi stessi.
Sempre l'ignoranza fa paura, ed il silenzio è uguale a morte.
Senza fede non potremmo accettare né concepire la morte.
Senza una vita dignitosa non è possibile una morte dignitosa.
Si dice che muore giovane chi è tanto giovane e saggio.
Si diventa vecchi quando si incomincia a temere la morte e quando si prova dispiacere a vedere gli altri fare ciò che noi non possiamo più fare.
Si dovrebbe morire soltanto quando lo si desidera e continuare a vivere finché ne vale la pena.
Si impara a vivere quando si impara a morire.
Si muore generalmente perché si è soli o perché si è entrati in un gioco troppo grande. Si muore spesso perché non si dispone delle necessarie alleanze, perché si è privi di sostegno.
Si muore troppo facilmente. Dovrebbe essere molto più difficile morire.
Si muore una sola volta, ma per tanto tempo!
Si nasce e si muore senza accorgersene.
Si nasce per far guerra alla morte ed esserne sconfitti.
Si nasce una sola volta, ma si muore per sempre.
Si nasce, e poi l'unica cosa che siamo sicuri ci succederà sarà il morire.
Si può essere stati in vita appena abbastanza per morire, seppure in tarda età.
Si può sopravvivere a tutto al giorno d'oggi tranne che alla morte, e si può far dimenticare ogni cosa eccetto una buona reputazione.
Si sa, gli opposti si attraggono, si rincorrono. Come la vita e la morte. Il bene e il male. Può succedere, a un certo punto, che per un'inspiegabile fascinazione, gli estremi si congiungano, a volte per un attimo, a volte per sempre.
Si spera di morire tardi, ma piuttosto in fretta.
Si usano deplorare le morti premature, ma nessuno depreca quelle tardive, ben più incresciose di tutte.
Si vivono tante vite. È di morte che c'è n'è una sola.
Sia che siano di stirpe nobile o di umili origini, ricchi o poveri, vecchi o giovani, illuminati o non illuminati, siamo tutti destinati a morire. Sappiamo che ciò è ineluttabile, ma ci illudiamo raccontandoci che gli altri moriranno prima di noi, che saremo gli ultimi. La morte sembra sempre lontana. Non è modo di pensare ingannevole e futile? Non è un'illusione, un sogno? Questo ci rende negligenti e non dovremmo crederci. Dovremmo essere coraggiosi e prepararci, perché presto o tardi la morte verrà a bussare alla nostra porta.
Siamo nati piangendo, viviamo lamentandoci, e moriamo delusi.
Siamo per natura così superficiali, che soltanto le distrazioni ci possono impedire davvero di morire.
Siamo tutti schiavi dello stesso destino; se uno nasce, deve morire.
Siamo veramente morti soltanto quando non siamo più amati.
Siccome non abbiamo ricordo dei momenti prima di nascere, allora non c’è bisogno di preoccuparsi di cosa succederà dopo la morte.
Sin dal giorno della mia nascita, la mia morte ha iniziato il suo cammino. Sta camminando verso di me, senza fretta.
Smetterò di lavorare quando mi chiuderanno in una cassa e mi ficcheranno sotto terra.
Sognava la propria vita. Morì, piena di speranze.
Solo chi ha paura muore facendo stronzate come camminare su un ponte. Se a te di morire non te ne frega niente puoi stare tranquillo che non cadi. La morte se la piglia con i paurosi.
Solo diventando consapevoli del nostro ruolo nella vita, per quanto piccolo, saremo felici. Solo allora potremo vivere in pace e morire in pace, perché soltanto questo dà senso alla vita e alla morte.
Solo la morte rivela quale misera cosa siano i corpi degli uomini.
Solo nel silenzio la parola, solo nel buio la luce, solo nella morte la vita.
Solo quando i sogni vanno persi come lacrime nella pioggia è arrivato il momento di morire.
Soltanto l'assoluto e l'universale può morire; noi moriamo in quanto siamo il morire dell'assoluto.
Soltanto quando siamo maturi per morire intravediamo come avremmo dovuto vivere.
Sono contento di non essere ancora morto. Quando mi guardo le mani e vedo che sono ancora attaccate ai polsi, mi dico che sono fortunato.
Sono nato piangendo mentre tutti ridevano e morirò ridendo quando tutti piangeranno.
Sono più quelli che muoiono nella fuga che non quelli che muoiono combattendo.
Sono qualcosa le ombre del passato; nella morte non tutto muor di noi; squallida l'ombra si leva dalle ceneri del rogo.
Sono sempre ossessionato dal pensiero della morte: c’è una vita nell’aldilà? E se c’è, mi potranno cambiare un biglietto da cinquanta?
Sono tre le cose per cui vale la pena di morire: la libertà, l'amore e la vecchiaia.
Sorridere è vivere come un'onda o una foglia, accettando la sorte. È morire a una forma e rinascere a un'altra. È accettare, accettare, se stesse e il destino.
Sospettare della propria mortalità è conoscere l'inizio del terrore. Imparare irrifiutabilmente di essere mortali è conoscere la fine del terrore.
Spero con tutta l'anima che quando morirò qualcuno avrà tanto buonsenso da scaraventarmi nel fiume o qualcosa del genere. Qualunque cosa, piuttosto che ficcarmi in un dannato cimitero. La gente che la domenica viene a mettervi un mazzo di fiori sulla pancia e tutte quelle cretinate. Chi li vuole i fiori, quando sei morto? Nessuno.
Spesso fa più male la paura di morire che la morte.
Spesso il vivere a lungo non è un lungo vivere ma un lungo morire.
Spesso è da forte, più che il morire, il vivere.
Sposi della vita, amanti della morte.
Talvolta ci congratuliamo con noi stessi nel momento in cui ci destiamo da un brutto sogno, potrebbe proprio essere così il momento che succede la morte.
Tanto più avanza l'ulteriore evoluzione del genere umano, tanto più certo mi sembra quel sentiero verso la genuina religiosità che non si adagia sulla paura della vita, sulla paura della morte e sulla fede cieca.
Temere la morte è far professione d'ateismo.
Temere la morte è più doloroso di morire.
Terribile è il tempo in cui l'uomo non voglia soffrire e morire per un’idea, perché quest’unica qualità è fondamento dell’uomo, e quest’unica qualità è l’uomo in sé, peculiare nell’universo.
Tosto s'opprime chi di sonno è carco, ché dal sonno a la morte è un picciol varco.
Tra me e me dicevo che anche la morte del corpo a giudicare da quello che avevo visto, era in sé una punizione sufficiente, assolveva tutto.
Tra uccidere e morire c'è una terza via: vivere sereni.
Troppo coraggio finisce per provocare la morte.
Troverai anche uomini che hanno fatto professione di saggezza e sostengono che non si debba fare violenza a sé stessi; per loro il suicidio è un delitto: bisogna aspettare il termine fissato dalla natura. Non si accorgono che in questo modo si precludono la via della libertà? Averci dato un solo ingresso alla vita, ma diverse vie di uscita è quanto di meglio abbia stabilito la legge divina. Dovrei aspettare la crudeltà di una malattia o di un uomo, quando posso invece sottrarmi ai tormenti e stroncare le avversità?
Tu puoi scegliere. Vivere o morire. Ogni respiro è una scelta. Ogni minuto è una scelta. Essere o non essere.
Tutta l'umanità vuole vivere, ma non vuole pagarne il prezzo e il prezzo è quello della morte.
Tutte le azioni della vita sono riparabili, eccetto l'ultimo (la morte) che nessun procedimento, neppure soprannaturale può riparare. Questo ultimo atto determina tutti gli altri e dà loro significato definitivo.
Tutte le donne devono lottare con la morte per tenere i loro figli. La morte, essendo senza figli, vuole i nostri.
Tutte le morti sono odiose per i miseri mortali.
Tutte le nostre conoscenze ci aiutano solo a morire di una morte un po' più dolorosa di quella degli animali che nulla sanno.
Tutte le tragedie finiscono con la morte, tutte le commedie con un matrimonio.
Tutti dicono "Che disgrazia dover morire": strana lagnanza da parte di gente che ha dovuto vivere.
Tutti dobbiamo morire, tutti quanti, che circo! Non fosse che per questo dovremmo amarci tutti quanti e invece no, siamo schiacciati dalle banalità, siamo divorati dal nulla.
Tutti gli esseri umani dovrebbero imparare prima di morire ciò da cui stanno scappando, e verso dove vanno e perché.
Tutti gli uomini credono che tutti gli uomini siano mortali, tranne sé stessi.
Tutti gli uomini vengono a questo mondo da soli e lo lasciano soli.
Tutti i giorni vanno verso la morte, l'ultimo vi arriva.
Tutti i momenti possiamo morire ma, in ogni caso, non prima di domani.
Tutti muoiono nel giorno stabilito dal destino. Non perdi nulla del tempo che ti è stato assegnato; quello che lasci non ti appartiene.
Tutti noi viventi siamo condannati a morte, dei condannati a morte chiamati alla vita da un cieco caso, vagolanti in un universo buio e indifferente.
Tutti sono diretti verso la medesima dimora: tutto è venuto dalla polvere e tutto ritorna nella polvere.
Tutti ti amano quando sei due metri sotto terra.
Tutti vogliono andare in Paradiso, ma nessuno ha voglia di morire.
Tutto ciò che vive deve morire, passando dalla natura all'eternità.
Tutto ciò che è nato muore e una volta cresciuto invecchia.
Tutto ciò che è nato è sottoposto a morte.
Tutto ciò di cui hai vissuto e vivi, è menzogna, inganno, che ti nasconde la vita e la morte.
Tutto l'amore che non è dono di se stesso totalmente libero e spontaneo, ha in sé un presagio di morte.
Tutto quello che è nato deve morire, e questo significa che le nostre vite sono come i grattacieli. Il fumo sale a velocità diverse, ma le vite sono tutte in fiamme, e tutti siamo in trappola.
Tutto questo parlare di uguaglianza. La sola cosa che le persone hanno davvero in comune è che dovranno tutti morire.
Tutto si liquida in perdita nella vita: morire è depositare il proprio bilancio. La morte, in realtà, non è altro che una bancarotta definitiva.
Tutto è instabile, fallace e più mutevole di ogni burrasca: tutto è sconvolto e muta per i capricci della sorte: fra tanto variare delle vicende umane, la sola cosa certa è la morte; eppure, tutti si lamentano della sola cosa che non inganna nessuno.
Tutto è ridicolo quando si pensa alla morte.
Un attimo, vissuto in paradiso, non è pagato troppo caro con la morte.
Un bel morir, tutta la vita onora.
Un cane vivo sta meglio di un leone morto.
Un giorno in più di attesa, uno in meno di speranza. Un giorno in più di silenzio, uno in meno di vita. La morte vaga per i corridoi e il mio compito è di distrarla perché non trovi la tua porta.
Una bella morte... che sciocchezza, la morte non è mai bella, la morte è laida, sempre, è la negazione della vita.
Una delle nostre principali modalità di negazione della morte è credere di essere speciali.
Una morte dignitosa è un diritto di libertà.
Una morte fa sì che i vivi vedano troppo chiaramente se stessi; dopo essere stati alla sua presenza, acquistano proporzioni eccessive.
Una persona annega in alto mare, una annega in un bicchier d'acqua. Ma entrambi muoiono.
Una persona non muore subito per noi, ma resta immersa in una specie di aura di vita che non ha nulla di una reale immortalità ma che fa sì che essa continui a occupare i nostri pensieri proprio come quando era viva. È come in viaggio.
Una singola morte è una tragedia, un milione di morti è una statistica.
Una vita a cui basti trovarsi faccia a faccia con la morte per esserne sfregiata e spezzata forse non è che un fragile vetro.
Una vita atroce è peggio di una morte atroce.
Una vita inutile è una morte anticipata.
Una vita più lunga non è necessariamente migliore, ma una morte attesa più a lungo è senz'altro peggiore.
Una volta che accetti la tua propria morte, tutto d'un tratto sei libero di vivere. Non ti preoccupi più della tua reputazione. Non ti preoccupi più poiché a quel punto la tua vita può essere usata strategicamente per promuovere una causa nella quale credi.
Una volta nati, vogliono vivere e avere un destino di morte, o piuttosto aver requie, e lasciare figli che generino altri destini di morte.
Uno nasce e poi muore. Il resto sono chiacchiere.
Vediamo la morte davanti a noi e invece gran parte di essa è già alle nostre spalle: appartiene alla morte la vita passata.
Veniamo adescati alla vita dall’illusorio istinto del piacere: e veniamo mantenuti in vita dall’altrettanto illusoria paura della morte.
Veniamo da un abisso oscuro; ritorniamo in un abisso oscuro. Lo spazio luminoso che intercorre tra di loro lo chiamiamo vita. Appena nati inizia il nostro ritorno; contemporaneamente l’inizio e il ritorno; ogni attimo moriamo. Per questo molti hanno protestato: lo Scopo della vita è la morte.
Venire al mondo significa scoprire di essere per la morte; essere per la morte significa vivere giorno per giorno la delusione della vita.
Vi dimostrerò come non può accadere nulla di meglio della morte.
Vi sono dei momenti di parossismo durante la pugna nei quali la morte perde tutto il suo orrore e ammiri tale che sarebbe fuggito dinanzi ad un cavaliere disarmato, non far caso di una grandine fitta di fucilate che lo prendono a bersaglio.
Vista positivamente, la morte è una delle poche cose che si possono fare facilmente restando distesi.
Vita e morte non sono due estremi lontani l'uno dall'altro. Sono come due gambe che camminano insieme, ed entrambe ti appartengono. In questo stesso istante stai vivendo e morendo allo stesso tempo. Qualcosa in te muore a ogni istante.
Vivere al di sopra dei propri mezzi, lo fanno in tanti. Morire, nessuno.
Vivere la vita sbagliata è molto peggio che morire della morte sbagliata.
Vivere non è poi una gran cosa: tutti i tuoi servi, tutte le bestie vivono: l'importante è morire con dignità, saggezza e coraggio.
Vivere significa nascere ad ogni istante. La morte subentra quando il processo della nascita cessa.
Vivere è allenarsi. Allenandoci, ci prepariamo per affrontare tutto quello da cui siamo attesi. A quel punto, la vita e la morte perdono ogni significato: esistono solo le sfide che accogliamo con gioia e superiamo con serenità.
Vivere, soffrire, morire: tre cose che non s'insegnano nelle nostre università e che tuttavia racchiudono in sé tutta la sapienza necessaria all'uomo.
Vivete ora, vivete nel momento. Il futuro non esiste. Siatene coscienti. Persino la morte non conta... ancora.
Vivi a lungo quanto vuoi, tanto non cancellerai nulla del tempo che dovrai spendere da morto.
Vivi la tua vita in modo che quando morirai, tu sia l’unico che sorride e ognuno intorno a te piange.
Vivi ricordando la morte.
Viviamo di stimoli e moriamo senza di essi, lentamente, con rabbia e tristezza.
Viviamo e moriamo delle nostre immagini, non della realtà. La realtà non può niente contro di noi. La realtà non ha potere contro di noi. Solo la rappresentazione che ne abbiamo ci uccide o ci fa vivere.
Viviamo forse noi uomini per abolire la morte? No, viviamo per temerla e poi amarla e appunto per amor suo questo nostro po' di vita arde talvolta di luce così bella per qualche istante.
Voglio assolutamente continuare a sentire che un giorno morirò. Altrimenti non mi accorgo che vivo.
Voglio che la morte mi colga mentre pianto i miei cavoli, per niente preoccupato per lei e meno ancora del mio orto imperfetto.
Voglio dirvi la differenza fra il lupo e l'uomo: nessuna, salvo una, in vecchiaia... il lupo va nei boschi ad aspettare la fine da solo: l'uomo, più la sente venire, più cerca compagnia, anche se le è noioso e gli è noiosa.
Voglio una vita indaffarata, una mente giusta, e una morte tempestiva.
Vorrei che la morte mi accogliesse mentre sto piantando i miei cavoli.
Vorrei morire ucciso dagli agi. Vorrei che di me si dicesse: "Come è morto? Gli è scoppiato il portafogli".
Vorrei sopportare tutte le umiliazioni, tutte le torture, l'ostracismo assoluto e anche la morte, per prevenire la violenza.
È bella la morte quando pone fine a una brutta vita.
È bello morire per ciò in cui si crede; chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola.
È con le occasioni mancate che a poco a poco noi ci costituiamo un patrimonio di felicità. Quando il desiderio è soddisfatto, non resta che morire.
È cosa ben triste essere contemporaneamente troppo giovani per morire e troppo vecchi per vivere.
È cosa egregia imparare a morire.
È da quando amo, che ho paura della morte.
È da ritenere piuttosto fortunato chi può permettersi di morire quando vuole.
È debole e vile chi si dà la morte per paura del dolore, e insensato chi vive per soffrire.
È difficile essere pazienti con persone che dicono "Non c'è la morte" o "La morte non importa". La morte esiste. E qualunque cosa sia importa. E qualunque cosa accada ha conseguenze, e se queste sono irrevocabili e irreversibili. Potrebbero altrettanto giustamente dire che la nascita non importa.
È difficile per le persone molto avanti negli anni cominciare a ricordarsi che devono morire. La cosa migliore sarebbe prendere quest'abitudine fintantoché si è giovani.
È divertente il modo in cui molte persone amano la morte. Una volta che sei morto, sei fatto per tutta la vita.
È felice chi muore prima di arrivare ad invocarla.
È il destino dell'uomo, quello di morire una sola volta.
È il pensiero della morte che aiuta a vivere.
È imbarazzante essere visti quando stai male. E quando uno sta morendo vuole essere lasciato solo.
È impossibile che un qualcosa di così naturale, così necessario, e così universale come la morte, sia mai stata designata dalla Provvidenza come un male per il genere umano.
È impossibile sperimentare la propria morte oggettivamente e continuare a cantare una melodia.
È inutile desiderare la morte: viene da sé. Ogni cosa ha il suo compimento.
È l'amore, non la ragione, che è più forte della morte.
È l'ignoto che temiamo, quando guardiamo la morte e il buio, nient’altro.
È l'inerte che prevale nell'universo, e non ciò che vive. Morire è passare dalla parte del più forte.
È l'uomo che ripone la sua certezza e la sua soddisfazione non nel volto che deve cercare nella notte, ma in quello che ha. E quello che ha è il fiato del terrore della morte ed è il fiato dell’umiliazione del male.
È la causa e non semplicemente la morte che crea un martire.
È la negazione della morte che è parzialmente responsabile delle vite vuote e senza significato che la gente conduce; perché quando vivi come se dovessi vivere per sempre, diventa troppo facile posporre le cose che sai di dover fare.
È la vita con cui abbiamo a che fare. Non la morte. Colui che vede la luce e la conosce, vivrà.
È la vita, più che la morte, a non avere limiti.
È la vita... ma è certo, non si muore tutte le mattine, si muore una volta sola.
È meglio morire svuotandosi che riempendosi, e meglio di fame che d'indigestione.
È morto col sorriso sulle labbra. Altrui.
È più facile morire per ciò che si crede che credervi un po' meno.
È più facile morire per le masse che viverci insieme.
È più facile sopportare la morte senza pensarvi che il pensiero della morte senza pericolo.
È più malvagio togliere la vita a chi vuole vivere, o negare la morte a chi vuole morire.
È più vile chi ha paura di vivere o chi ha paura di morire?
È preferibile morire in piedi che vivere in ginocchio.
È quasi tragicomico che solo la morte porti alle persone il riconoscimento che meritavano quando erano vive.
È ridicolo correre verso la morte per stanchezza della vita, quando è il tuo sistema di vita che ti fa correre incontro alla morte.
È sempre dura, quando muore una persona, in qualunque circostanza. Si apre un buco nel mondo. E noi dobbiamo celebrare questo lutto. Altrimenti il buco non si chiuderà piú.
È sempre egoismo, il voler vivere come il voler morire.
È sempre meglio essere sposati che essere morti.
È solamente quando vengono presi nel rapido, fulmineo giro della morte, che i mortali diventano consci dei muti, sottili, onnipresenti pericoli della vita.
È tanta la stupidità, anzi la follia degli uomini, che alcuni sono spinti alla morte dal timore della morte.
È un mondo della morte, un tempo si nasceva vivi e a poco a poco si moriva. Ora si nasce morti, alcuni riescono a diventare a poco a poco vivi.
È una benedizione morire per una causa, perché si può facilmente morire per niente.
È vissuto bene chi è potuto morire quando ha voluto.
É più facile morire di niente che di dolore, al dolore ci si può ribellare, al niente no.