Passione

Aforismi

Lamento

A chi si lagnava delle spine, disse la rosa: Io ti pungo, sì, ma ti beo.
A lamentarsi sono sempre quelli che hai trattato meglio.
Alcune persone si lamentano perché le rose hanno spine. Io sono felice che le spine abbiano rose.
Ascoltare le lamentele con pazienza, anche quando le lamentele sono inutili, è uno dei doveri dell'amicizia.
Cessa di lamentarti, e il dolore svanirà.
Che stoltezza deplorare e lamentare di avere in passato lasciato senza sfruttarla l'occasione offertaci per questa o quella felicità, questo o quel piacere! Che guadagno se ne avrebbe, ora? La secca mummia di un ricordo.
Chi frigna si ritrova solo.
Chi si lamenta cambia l'oggetto delle proprie lamentele, ma non riduce mai il tempo speso a lamentarsi.
Chi si lamenta che il mondo lo ha tradito, è perché è stato lui a tradire il mondo. Colui che si lamenta che l'amore non lo ha reso felice, è perché si è ingannato sull'amore: l'amore non è un regalo che si riceve.
Chi soffia sui carboni di dispute con le quali non ha nulla a che vedere non ha il diritto di lamentarsi se le scintille gli volano in faccia.
Chi vota non sceglie il migliore, il più onesto, il più capace, ma chi gli somiglia. E dal momento che gl’imbecilli sono la maggioranza, di che ti lamenti?
Chi, per esser privo di beni della fortuna, si lagna di non aver nulla e di non esser nulla, fa di sé quel giudizio i suoi nemici potrebbero fare, e che egli mostra di meritarsi.
Ci lamentiamo copiosamente, ma diventiamo vigliacchi quando si tratta di assumere dei provvedimenti. Vogliamo che tutto cambi, ma ci rifiutiamo di cambiare noi stessi.
Ci lamentiamo della nostra società dimenticando che non è che il prodotto dei suoi componenti.
Ci lamentiamo sempre che i nostri giorni sono pochi, ed agiamo come se non ci fosse mai fine ad essi.
Ci lamentiamo talvolta lievemente dei nostri amici per giustificare anticipatamente la nostra leggerezza.
Ciascuno saprà di essere mortale, senza possibilità di resurrezione, e accetterà la morte con fierezza e tranquillità, come un dio. Il suo orgoglio gli insegnerà che è inutile stare a lamentarsi del fatto che la vita sia solo un attimo, ed egli amerà suo fratello senza alcuna promessa di ricompensa.
Dal primo grido di paura che l'uomo gettò sulla Terra, ogni nostra frase è poco più del lamento di un animale.
Dimentichiamo quello che è già successo, perché ci si può lamentare, ma non tornare indietro.
Dobbiamo imparare a non perdere tempo a piangere sulle nostre ferite, come un bambino appena caduto, ma abituarci a scacciare il dolore curandoci le ferite ed emendando i nostri errori il prima possibile.
Due buoi tiravano il carro. E siccome l’asse del carro cigolava, voltandosi col capo, così gli dissero: «Amico, e che? Noi portiamo tutto il peso, e tu ti lamenti?». Così anche alcuni uomini, mentre altri faticano, loro fanno finta di essere sfiniti.
Ecco un grande imbecille al quale vien tolta la sua bella di sotto al naso, e si contenta di piangere e di lamentarsi come un ragazzo: nonostante abbia occhi fulminanti come gli spagnoli, i siciliani e i calabresi, i quali sanno vendicarsi così bene.
Felicità è scegliersi certi fini, fare certi propositi e lottare per ottenerli e realizzarli, senza lamentarsi o deprimersi se poi non possono essere raggiunti. Si può anche dire che la felicità è avere dei valori e degli ideali e sforzarsi di seguirli.
Gli uomini si lamentano di ciò che hanno perso; le donne di ciò che non hanno avuto.
I clienti che si lamentano sono i migliori amici dell'impresa. Una lamentela mette in guardia in merito a un problema che probabilmente sta facendo perdere dei clienti e che, una volta noto, è possibile risolvere.
Il cliente che paga di meno è quello che si lamenta di più.
Il lamento del cuore non è altro che il riverbero del rumore di un sogno infranto.
Il samurai deve sempre evitare di lamentarsi, anche nella vita quotidiane. Deve sempre stare attento a non lasciarsi sfuggire mai un'espressione di debolezza. Una sola parola detta inavvertitamente spesso rivela il valore di chi l'ha pronunciata.
Io non ho mai sentito un uomo mattiniero, gran lavoratore, prudente, attento nei suoi guadagni, e rigorosamente onesto, che si lamentasse della cattiva fortuna.
L'educazione è un diritto sacrosanto di tutti, ognuno deve avere la possibilità di istruirsi, ma la cultura costa e allora? Allora non lamentatevi se c'è la criminalità, il fine giustifica i mezzi.
L'uomo che si lamenta del modo in cui la palla rimbalza è probabilmente quello che l'ha fatta cadere.
L'uomo trascorre la propria vita ragionando sul passato, lamentandosi del presente, tremando per il futuro.
La brevità della vita, tanto spesso lamentata, potrebbe forse essere quel che la vita ha di meglio.
La felicità significa non lamentarsi di quello per cui non c'è niente da fare. Le lamentele sono il rifugio di coloro che non hanno fiducia in se stessi.
La felicità è essere contenti di quello che si ha. E io non posso proprio lamentarmi. Ho avuto tanto senza mai scendere a compromessi. Ho battagliato, certo. Ma fa parte del gioco.
La fortuna è stata trasformata in dea delle lamentele degli uomini.
La gelosia è una cecità che rovina i cuori; lamentarsi e protestare non è segno di affetto ma di follia e di angoscia.
La gente che vive in un età dell'oro solitamente va in giro lamentandosi di come tutto intorno sembri giallo.
La lamentela è il cemento sociale.
La nascita è sofferenza, la vecchiaia è sofferenza, la morte è sofferenza; tristezza, lamenti, dolore fisico e mentale, angoscia, sono sofferenza; la separazione da ciò che piace è sofferenza, non poter avere ciò che si desidera è sofferenza.
La nostra incapacità di riconoscere istintivamente le connessioni tra le nostre azioni e i problemi che ne risultano ci lascia totalmente aperti alla creazione di quei pericoli di cui poi ci lamentiamo.
La persona prudente sa prevenire il male e la persona coraggiosa lo sopporta senza lamentarsi.
La vita è semplice per le persone semplici. Per questa ragione dobbiamo superare ogni paura ed essere più ottimisti. Lamentarci di meno e creare più opportunità. I problemi non vengono eliminati, ma possiamo affrontarli con maggiore determinazione e coraggio. E la vita sarà più gentile e generosa con noi.
Lamentarsi della morte è non accettar questa come naturale conseguenza della vita.
Lamentarsi serve solo a continuare a fare ciò che non ti piace.
Lamentarsi è sfogo, e lo sfogo è una forma sottile di piacere: permette di esprimere pubblicamente un fastidio privato. Ma è un piacere cui bisogna saper resistere.
Lamentarsi? No, essere attivo! Deplorare? No, essere soccorrevole! Accusare? No, correggere!
Lamento di navigatore a vela: ho il mal di goletta.
Le persone afflitte provano un po' di gioia nel lamentarsi, gli amanti incontrano conforto e compassione nei sogni e gli oppressi si allietano nel ricevere comprensione.
Meglio contentarsi che lamentarsi.
Molti lamentano la mancanza di precisione della TV. Ma è nella natura stessa del mezzo. La televisione non si occupa assolutamente di informazione.
Nessun grande uomo si lamenta mai della mancanza di opportunità.
Nessuna sorte è tanto fortunata che non ci se ne possa lamentare per nulla.
Nessuno si lamenta per essere stato interrotto se è a causa di un applauso.
Nessuno stupido si lamenta di esserlo; non gli deve andare poi tanto male.
Non aspirare a ciò che non ti è stato dato, affinché la tua speranza delusa non abbia motivo di lamentarsi.
Non lamentarti se non sei ricco o potente: anche un uomo umile e solitario può diventare grande come una montagna.
Non lamentiamoci della mancanza di giustizia finché abbiamo armi, e finché siamo liberi di usarle.
Non mettermi accanto a chi si lamenta senza mai alzare lo sguardo, a chi non sa dire grazie, a chi non sa accorgersi più di un tramonto. Chiudo gli occhi, mi scosto un passo. Sono altro. Sono altrove.
Non renderti più gravosi i tuoi mali, non opprimerti con i lamenti: il dolore è leggero se non lo accresci con la tua suggestione.
Perdere un'illusione significa arricchirsi di una verità. Ma chi lamenta la perdita non è stato degno del guadagno.
Piangere sul latte versato non serve, bisogna andare avanti.
Promossi al rango di incurabili, siamo materia dolente, carne urlante, ossa rose da grida, e i nostri stessi silenzi non sono che lamenti strozzati.
Qualsiasi stupido può criticare, condannare e lamentarsi, e quasi tutti gli stupidi lo fanno. Ci vuole invece carattere ed auto-controllo per ascoltare, comprendere e perdonare.
Qualunque cosa accada, ce la devi fare da sola, non ti aspettare niente da nessuno, non ti lamentare, non serve a niente.
Quando alcune modelle non si lamenteranno più per il fatto di non riuscire a spendere i soldi che prendono, forse la società diventerà più onesta.
Quando un uomo annoia una donna, lei si lamenta. Quando una donna annoia un uomo, lui la ignora.
Quanti coccodrilli, che fingono di lamentarsi per divorare chi si lascia commuovere dal loro lamento!
Quelli che impiegano male il loro tempo sono i primi a lamentarsi che passi troppo in fretta.
Quelli che si lamentano di più, sono quelli che soffrono meno.
Recriminare dà dei vantaggi: non si è costretti a proporre qualcosa di diverso. Il lamento fa comodo.
Rifiutati di criticare, condannare o lamentarti. Invece pensa e parla solo delle cose che davvero vuoi.
Saggio è colui che non si lamenta per le cose che non ha, ma sa apprezzare quelle che ha.
Se il lamentarsi non risuscita nessuno, se il soffrire non muta una sorte immobile e fissa per l’eternità e la morte non ha mai mollato quel che si è preso, cessi un dolore in pura perdita.
Se la gente non dovesse lavorare per procurarsi il pane, tutti passerebbero il tempo a lamentarsi per la propria morte, e la vita sarebbe un unico gran funerale.
Se la tua condizione ti sembra brutta, pensa a chi sta peggio di te.
Se le leggi potessero parlare, per prima cosa si lamenterebbero dei giuristi.
Se pensassimo a tutte le fortune che abbiamo avuto senza meritarle non oseremmo più lamentarci.
Se qualcosa non ti piace, cambiala. Se non puoi cambiarla, cambia il tuo atteggiamento. Non lamentarti.
Se si lamenta sempre, ti chiede sempre qualcosa, ha paura di tutto, è un bambino. Se non ti chiede mai niente, si fa i fatti suoi ma non ti dà niente, è un adulto. Se è pieno di sé, vuole essere adulato e pontifica sempre, è un genitore.
Se spendi cinque minuti a lamentarti, hai appena sprecato cinque minuti. Se continui a lamentarti, non ci vorrà molto prima che ti trasportino in un deserto finanziario e ti lascino a soffocare nella polvere del tuo stesso dispiacere.
Se ti affezioni ad una pentola, pur sapendo che è di terracotta, non ti lamentare se si rompe. Nello stesso modo, quando baci tua moglie o tuo figlio, dì sempre a te stesso "sto baciando un mortale", affinché, se poi muoiono, tu non abbia a turbarti.
Se una persona non si gode la fortuna quando l'ha, non si deve lamentare quando non l'ha più.
Si può paragonare la società a un fuoco, con cui il saggio si riscalda, a debita distanza, senza peraltro giungere a toccarlo, come ha fatto lo stolto, il quale, dopo essersi bruciato, fugge nel freddo della solitudine, e si lamenta perché il fuoco brucia.
Si scoprirà generalmente che gli uomini che si lamentano costantemente della loro cattiva sorte stanno solo raccogliendo le conseguenze della loro stessa negligenza, incuria, e imprevidenza, o mancanza di applicazione.
Siamo nati piangendo, viviamo lamentandoci, e moriamo delusi.
Soffrire senza lamentarci è l'unica lezione che dobbiamo imparare in questa vita.
Sono quelli che fanno il peggior uso del proprio tempo che più si lamentano della sua brevità.
Tu ti lamenti, ma che ti lamenti? Pigghia nu bastoni e tira fora li denti!
Tutti si lamentano della loro memoria, ma nessuno si lamenta del proprio discernimento.
Un guerriero della luce conosce i propri difetti. Ma conosce anche i propri pregi. Alcuni compagni si lamentano in continuazione: "Gli altri hanno più opportunità di noi." Forse hanno ragione. Ma un guerriero non si lascia paralizzare da questo. Cerca di valorizzare al massimo le proprie qualità.
È da stolti lamentarsi nelle avversità quando è colpa tua.
È pessima l'abitudine di scusarsi in anticipo, dando così all'avversario l'opportunità di lamentarsi.
È un comune errore popolare supporre che quelli che si lamentano per il pubblico a voce più alta siano i più preoccupati per il suo benessere.
È un'anima vile quella che, non appena le nubi si addensano o anche soltanto si mostrano all'orizzonte, si rannicchia, si perde d'animo e si lamenta.